Packaging Première, l’appuntamento espositivo dedicato agli imballaggi di lusso, ha portato online i suoi approfondimenti sulle tendenze del packaging con un webinar dedicato al food premium.
Tema di fondo, una ricerca qualitativa già presentata nei giorni scorsi arricchita da una serie di interventi che hanno mostrato una visione differente del concetto di lusso nel food in controtendenza rispetto all’immobilismo legato a heritage e identità che contraddistingue il settore luxury.
Autenticità. Per Andrea Rogora, Client Director di Robilant Associati, oggi il lusso è autenticità, tutto il contrario dell’equazione lusso = bling bling, dove sembrava che solo il colore oro potesse garantire la premiumness.
“Oggi il tema trasversale è il bisogno di verità, autenticità e credibilità, siamo stati allenati dal movimento Slow Food e ora tutto è stato accelerato da quanto è accaduto negli ultimi 3 mesi”, un bisogno che sul packaging si declina nella capacità di trasferire “informazioni con un’anima” attraverso “impaginati e grammatiche d’insieme in cui il dettaglio fa il gioco principale”. Ma il nuovo lusso è anche “impreciso e imperfetto, almeno in modo apparente, quasi artigianale” e diventa credibile grazie all’uso di carte ruvide, materiche che fanno della concretezza una metafora di qualità intrinseca.
Ora la grande sfida, ha detto Rogora, sta nella capacità di trasformare l’esperienza digitale “in un’esperienza di sensing”, utilizzando la tecnologia. “È difficile, ma questo non vuol dire che non si debba provare”.
Colmare un gap e aiutare a consumare meglio: è la missione che Silvia e Cristina Crotti si sono date con la creazione di Il Tinello del Balsamico.
Il gap è quello tra i prodotti di basso livello e i balsamici dai prezzi stratosferici, l’educazione al consumo avviene attraverso codici colore inconsueti e una grafica ricercata e con un tocco molto femminile.
“Fare una cosa bella o una cosa brutta ha lo stesso costo”, ha commentato Cristina Crotti, che si occupa del marketing dell’azienda, a proposito della linea che coniuga estetica, qualità e prezzi accessibili e usa il colore per spiegare l’intensità del condimento. L’azienda, che non lavora con la grande distribuzione, ha una forte declinazione in digitale (sito, blog ed e-shop) cui affianca l’esperienza in acetaia con camera olfattiva e ospitalità per vivere i ritmi lenti del balsamico.
Coerenza tra esperienza fisica e digitale caratterizzano tutta la brand image di Amedei Tuscany. L’azienda di cioccolato di Pontedera ha fatto del packaging quasi l’unico veicolo di comunicazione, protagonista anche delle campagne stampa – su poche selezionate testate – e DOOH (pre-covid, sottolinea il CEO Luigi Ciliano) per trasferire autenticità e identità di un prodotto di nicchia.