Il presidente esecutivo Andrea Guerra ha spiegato le strategie e gli obiettivi dell’azienda che sta lavorando a una joint venture in Cina, che potrebbe diventare il terzo mercato del gruppo
Dopo aver chiuso il 2017 con fatturato in crescita del 20% a 465 milioni di euro e un utile di un milione, Eataly punta a superare i 700 milioni di ricavi nei prossimi tre anni, con una marginalità in miglioramento intorno al 9% del fatturato, proseguendo con l’apertura di nuovi negozi negli Stati Uniti e in Europa e lavorando per una joint venture in Cina, che potrebbe diventare il terzo mercato del gruppo. Confermata l’Ipo per il 2019, con circa il 30% della società che finirà sul mercato.
I numeri e le strategie sono stati annunciati ieri dal presidente esecutivo Andrea Guerra.
Guerra – riporta Reuters – ha spiegato che in futuro la Cina potrebbe essere il terzo mercato per Eataly dopo Usa e Italia.
“Stiamo arrivando alla conclusione della selezione dei nostri potenziali partner (in Cina), che potrebbero essere parte anche di Eataly con un investimento strategico”, ha detto Guerra, sottolineando che una decisione sulla jv sarà presa entro l’estate.
Per il 2018 Eataly prevede un fatturato in crescita del 15% a 535 milioni, con un Ebitda a 35 milioni. Il debito netto è atteso in riduzione a 40-45 milioni.
Il piano triennale vede per il 2020 ricavi a 690-720 milioni, trainato dalla crescita negli Usa, e un Ebitda a 60-65 milioni.
Dopo l’apertura a Los Angeles lo scorso novembre e a Stoccolma a febbraio, nei prossimi mesi Eataly aprirà nuovi negozi a Las Vegas, Parigi, Toronto, Verona ed Emirati Arabi. E’ stato poi firmato un primo contratto per l’apertura nel 2020 di uno store a Londra (Bishopsgate). Nei prossimi 12 mesi conta poi di firmare contratti per future aperture a San Francisco, in Silicon Valley, a Washington DC, Miami, Madrid, Lisbona.
“Più di 100 negozi sono possibili, come ambizione di lungo periodo”, ha spiegato Guerra. “L’ambizione di lungo periodo è andare oltre un miliardo di fatturato”, ha aggiunto il manager, che nei prossimi mesi potrebbe salire fino al 3% del capitale della società.