I comportamenti di molte persone sono cambiati durante la pandemia e tra quelli che sembrano destinati a restare le azioni per ridurre lo spreco alimentare si posizionano al primo posto.
Lo rivela una ricerca condotta da Ipsos in 30 paesi in collaborazione con Waste Watcher International Observatory in occasione della Giornata della Terra. In Italia il 39% degli intervistati afferma di volersi impegna di più, a fine pandemia, “per evitare di gettare il cibo”. Tra i più impegnati gli under 35 nelle fasce di alta scolarizzazione e alto reddito.
“Mettere al primo posto la riduzione dello spreco alimentare, non è solo un atto di buona volontà, ma evidenzia che nelle persone sta scattando la necessità di passare da una dimensione ideologica, astratta e lontana da sé, dal proprio agire, della lotta al cambiamento climatico, a una dimensione concreta, fatta di atti precisi, di azioni cui tutti possono contribuire”, ha commentato Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos, mentre Andrea Segré, fondatore della campagna Spreco Zero, sostiene che “il lockdown ha imposto agli italiani un corso accelerato di educazione alimentare e di economia domestica, ma dimostrano di aver ben compreso anche le implicazioni dello spreco alimentare per la salute dell’ambiente e la propria”.
Probabilmente, accoglierebbero volentieri innovazioni come Wasteless e Skhaftin.