di Layla Pavone, Amministratore Delegato di Digital Magics per l’Industry Innovation
Il digitale ha rivoluzionato tutti i settori tradizionali dell’industria e dell’economia mondiale. Da anni ormai siamo circondati dai big data: miliardi di informazioni sugli utenti che le agenzie di comunicazione e marketing e le aziende devono imparare a utilizzare al meglio perché sono una leva fondamentale, dal punto di vista marketing, commerciale e dello sviluppo del business e sono tremendamente importanti per poter davvero “customizzare” l’advertising online e renderlo sempre più attraente.
Non possiamo oggi non sottolineare che l’espansione dei software di adblocking – sistemi che impediscono la visualizzazione della pubblicità sui siti internet – rappresentano un ulteriore ostacolo molto pericoloso per la crescita di questa industry. Non mi stancherò mai di segnalare che a causa dei software adblocking molti contenuti editoriali e molti servizi ad alto valore aggiunto, benché gratuiti, potrebbero non essere più fruibili se non a pagamento, il che determinerebbe anche un’importante decrescita degli investimenti pubblicitari. Sarò più brutale: bloccare la pubblicità con le tecnologie di adblocking, secondo me vuol dire uccidere il mercato dell’informazione disponibile e accessibile a tutti.
Noto che il termometro della preoccupazione da parte di editori, agenzie e clienti non è ancora salito di temperatura e mi stupisco di ciò, per non parlare del fatto che gli utenti finali sono inconsapevolmente felici di averli installati perché non capiscono ancora quanto essi stessi saranno penalizzati, da qui a poco tempo, se non si trova un modo per ovviare a questo enorme problema che incombe sui budget di marketing e comunicazione delle aziende che rappresentano un pilastro importante dell’economia digitale.
Una soluzione è sicuramente il native advertising: un messaggio pubblicitario che assume, nella forma e per quanto possibile, nei contenuti le sembianze della pagina editoriale in cui è presente, non essendo intrusivo e generando maggiore interesse da parte degli utenti, in contrapposizione all’invasività dei formati banner sempre più criticata a meno che i big data non vengano davvero in soccorso.
Detto ciò, ancora una volta sarà la tecnologia unitamente alla capacità di interpretare e soddisfare i need degli utenti, a creare “disruption” e a cambiare le regole di una partita, che sembravano ormai definite. L’innovazione tecnologica è inarrestabile e spesso porta con sé nuove soluzioni, ma anche nuovi problemi che richiedono nuove soluzioni. Io credo comunque in un futuro straordinario, ricco anche di nuovi posti di lavoro, di nuove opportunità per i giovani, di nuovi modelli di business e di nuove fonti di revenue. Le startup incarnano questo sviluppo che però richiede di essere supportato dal sistema economico e dalle aziende.
Con i programmi di Open Innovation, che strutturiamo in Digital Magics, affianchiamo le imprese italiane e siamo i loro partner strategici nei loro percorsi di innovazione, proponendo soluzioni tecnologiche frutto dell’intelligenza produttiva, come mi piace definirla, delle startup innovative. Negli ultimi anni ho visto molti talenti italiani, diverse startup che, da un’idea, hanno creato una neoimpresa digitale, capace di proporre nuovi servizi, strumenti e prodotti che sono riusciti a innovare nell’ambito del marketing e della comunicazione. Ve ne cito alcuni che secondo me sono degni di approfondimento, per chi ancora non li conoscesse:
• DigitalBees, specializzata nel quality video content management. Gestisce i diritti per l’utilizzo di contenuti video di qualità editoriale e li rende sfruttabili su qualsiasi piattaforma, (web, mobile, connected TV) grazie alla sua tecnologia proprietaria.
• Buzzoole, piattaforma italiana di influencer marketing. Grazie all’algoritmo sviluppato, permette sia a PMI che a grandi aziende di identificare qualitativamente gli influencer del proprio mercato e di generare passaparola su prodotti e servizi, oltre ad avere un patrimonio di dati e di informazioni fondamentali per le aziende.
• Leevia, permette ai brand la creazione di contest online in pochi minuti, chiavi in mano, comprese le autorizzazioni ministeriali. I prodotti sono perfettamente integrati con Facebook, Instagram e Twitter, e consentono alle aziende di ottenere i migliori risultati in termini di lead generation ed engagement sui social media, rispettando la normativa italiana.
Sono solo tre esempi di un ecosistema, quello delle startup, molto ricco, effervescente e consistente. Non si tratta di una moda.
Chiedo ai manager, ovvero a chi decide in azienda di non fare l’errore che si è fatto nei primi anni del 2000 in cui, a causa della speculazione finanziaria e soprattutto dell’incapacità di capire nel dettaglio il fenomeno delle cosiddette “dotcom”, molti pensarono che internet sarebbe morto nel giro di poco tempo, perdendo un vantaggio competitivo incalcolabile.
È ora di decidere, anche velocemente, di investire nelle startup digitali in maniera seria e consistente, perché è lì che si trova efficacia ed efficienza, smettendola di navigare nell’oceano rosso della concorrenza e tuffandosi nell’oceano blu di tutte le opportunità che questo mondo totalmente dedicato all’innovazione è in grado di offrire.