Entra in scena, per la prima volta, l’IA con le sfide legate ai chatbot e alla riduzione dei flussi di traffico verso siti web e app degli editori
La quattordicesima edizione del Digital News Report di Reuters Institute, basata su dati provenienti da 48 paesi in 6 continenti, mostra tutta l’accelerazione della trasformazione in corso nel sistema dell’informazione, sia nelle visioni degli editori e nelle loro preoccupazioni, sia nelle fruizioni dei cittadini.
Primo segnale, il passaggio sempre più rapido verso il consumo tramite social e piattaforme video sta ulteriormente diminuendo l’influenza del giornalismo istituzionale, lasciando più spazio a un sistema alternativo e frammentato. Tendenza che vale di più per gli Usa, alcune parti di Asia e America Latina e dell’Europa dell’Est, ma si sta infiltrando in sempre maggior numero di paesi.
L’evoluzione di strategie e algoritmi delle piattaforme privilegia sempre più il video come fonte di informazione. In tutti i mercati, la percentuale di chi consuma video sui social è cresciuta dal 52% nel 2020 al 65% nel 2025 e quella di qualsiasi video dal 67% al 75%, e oggi 6 network superano settimanalmente il 10% di contenuti giornalistici. In parallelo, cresce l’importanza del podcasting per l’informazione, capace di raggiungere soprattutto il pubblico più giovane e istruito.
Le preoccupazioni degli editori sono rivolte soprattutto all’IA, a cominciare dalla riduzione dei flussi di traffico a siti web e app in seguito all’integrazione nei motori di ricerca, solo parzialmente compensate dalla maggior fiducia che i cittadini di tutte le generazioni mostrano nei confronti di news brand affidabili anche se non li utilizzano con la stessa frequenza di un tempo.
Vero o falso. Quelle dei cittadini, invece, riguardano soprattutto la capacità di saper distinguere il vero dal falso, con il 58% che afferma di essere preoccupata di non farcela quando si tratta di notizie online. Influencer e celebrity sono anche considerati come la principale minaccia per la veridicità dell’informazione dal 47% a livello globale. Quanto all’IA, in generale il pubblico, nella maggior parte dei paesi rimane scettico.
Diversificare i ricavi rimane l’imperativo per tutti gli editori, ma sembra che gli abbonamenti a pagamento abbiano raggiunto, in molti paesi, il plafond e si fatica a farli crescere. Secondo la nuova edizione del Digital News Report, la percentuale di coloro che pagano per le news online rimane stabile al 18% nei 20 paesi più ricchi, con la maggioranza degli utenti che si dice sufficientemente soddisfatta da ciò che trova gratis online. Norvegia (42%) e Svezia (31%) continuano ad avere la quota più alta di chi paga per un abbonamento, mentre negli Usa lo fa il 20% e in Italia solo il 9%.
Intanto, in Italia, la ricerca realizzata dal Master in Giornalismo Giorgio Bocca dell’Università di Torino su 2mila questionari, rivela che nonostante il continuo calo dell’interesse per le notizie – sceso dal 74% al 39% in 9 anni (-35 pp) – l’informazione resta un’abitudine.
L’edizione italiana del Digital News Report 2025 sottolinea “un ecosistema duale” in cui la TV mantiene una solida leadership con oltre metà del pubblico che la considera una fonte primaria, mentre l’online – dopo tutti questi anni – “fatica a trovare slancio” fermandosi a livelli inferiori rispetto ai principali paesi di riferimento.
La fiducia nell’informazione risale lievemente al 36%, restando però su livelli preoccupanti e premiando soprattutto le testate percepite come meno schierate e più obiettive. Nella top 3 dei news brand più apprezzati per affidabilità ci sono Ansa (con un brand trust rating di 74 punti), Sole 24 Ore e Sky TG 24 (entrambi con 67 punti).
Uomini, anziani e con livelli di reddito e istruzione elevati mostrano maggiore interesse per le notizie. L’uso settimanale delle fonti informative è in calo per tutti i media: la TV scende al 65% (era all’85% nel 2017), l’online al 66% (dall’81%), radio e stampa cartacea registrano riduzioni ancora più marcate. Tra le fonti online, diminuisce l’impiego dei social, cala l’accesso a siti web e app di TV e quotidiani, mentre resistono, con un lieve calo, le testate native digitali e indipendenti.
SCARICA L’EDIZIONE ITALIANA DEL REPORT