L’analisi ‘Il gusto digitale del vino italiano’ effettuata da Omnicom PR Group Italia è alla sua 11 edizione
Il vino italiano, dopo anni di lenta presa di coscienza del digitale come strumento di comunicazione e commercio, continua a crescere sui social, ma il 60% delle aziende vinicole punta sulle esperienze di degustazione in cantina.
Queste alcune delle evidenze dalla 11ma edizione della ricerca ‘Il gusto digitale del vino italiano’ effettuata da Omnicom PR Group Italia sulla presenza online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo la classifica di Mediobanca. Nel 2024 le aziende vinicole hanno aumentato ulteriormente la loro fan base sui principali social e un maggiore presidio di canali B2b come LinkedIn su cui sono presenti 21 delle 25 aziende esaminate, utilizzato per presentare aziende, professionisti e iniziative; altrettante sono presenti su Instagram, mentre YouTube è presidiato a bassa intensità.
Ecommerce in calo. Si è fermata la corsa al commercio digitale partita nel 2020 con la pandemia. Già nel 2023, l’analisi aveva riscontrato una certa stazionarietà nel numero degli ecommerce proprietari e nel 2024 registra una lieve diminuzione con 12 cantine su 25 che hanno uno shop online proprietario, contro le 13 del 2023.
Nonostante gli aggiornamenti, l’esperienza utente sembra non essere particolarmente evoluta, limitandosi alla presentazione dei prodotti e alla gestione del processo di acquisto, anche se per lo studio appare “evidente la volontà delle principali aziende del comparto di voler accompagnare direttamente i consumatori in tutte le diverse fasi della relazione marca-persona”.
Le lingue parlate dal vino italiano sono soprattutto l’inglese (24), il tedesco (10) e il cinese (4) per presidiare i mercati più importanti dell’export.
Presenza in crescita. Come per molte altre attività e occasioni, anche le aziende vinicole hanno messo da parte le esperienze online a favore di attività in presenza e stanno cercando di uscire dai confini classici della cantina per raggiungere un pubblico più ampio e differenziato, per esempio con i molti festival che uniscono vino e musica, sempre più spesso jazz. Anche nel 2024 le aziende viti-vinicole hanno privilegiato le attività in presenza, con 15 cantine su 25 (contro le 14 su 25 dell’anno precedente) hanno sezioni dedicate a percorsi di degustazione o attività esperienziali. Le più virtuose sfruttano le proprie strutture di accoglienza per offrire un’esperienza completa, altre hanno sviluppato percorsi digitali tramite podcast. L’abbinamento cibo-vino è sempre interessante, anche se la ricerca nota un calo di qualità e quantità delle informazioni disponibili.
Contenuti. Cresce il numero delle aziende che menziona, a vario titolo, i vitigni autoctoni (72% vs 68% l’anno precedente), con un maggior livello di approfondimento che rappresenta una forma di educazione dei consumatori; aumentano anche le conversazioni sul vino dealcolato che, per la ricerca, promette di essere un territorio da presidiare per raccogliere i gusti dei nuovi consumatori; e rimane intensa la realizzazione di iniziative di sostenibilità ambientale e sociale. Il territorio rimane centrale, con 23 aziende su 25 che citano progetti di tutela dei vigneti e della biodiversità, di controllo di fertilizzanti e pesticidi, e di informazione per riciclare in modo corretto gli imballaggi. Continua l’impegno anche sulle iniziative legate al sociale, sebbene meno legate al lavoro stesso in vigna e cantina, mentre aumenta la comunicazione delle buone pratiche di governance.