Francesco Poletti, Chief Creative Officer Publicis Italy / LePub, continua la riflessione dei direttori creativi sul loro rapporto con l’AI, sugli esperimenti fatti, i limiti etici, il governo dell’intelligenza artificiale e come immaginano l’agenzia del futuro.
Qual è il tuo rapporto con l’AI?
Sicuramente non quello di farmi scrivere l’intervista per svelarlo solo sul finale, come twist creativo. Ops, devo aver spoilerato chi ha pensato di farlo davvero.
E quello del tuo reparto?
Di curiosità estrema. Chiunque lavori con la creatività non può che rimanerne affascinato e attratto. È un nuovo tool, una sorta di luna park per creativi e ora siamo nel momento dell’hype. Godiamocelo.
Hai (avuto) resistenze? Entusiasmi? Opportunità o minaccia?
Direi più opportunità. Dipende sempre da come ci si pone di fronte alle novità o alle cose che non si conoscono ancora bene. Chi ha un atteggiamento pionieristico non parla di minacce, piuttosto di sperimentazione. Vediamo – con positività – dove l’AI ci porterà e dove noi porteremo lei.
Su cosa e come l’hai sperimentata? Immagini o testi, cosa funziona meglio?
All’interno di LePub c’è un team che si occupa di innovazioni tecnologiche, si chiama Le Garage ed è composto da ragazzi che si tuffano quotidianamente in tutto ciò che è nuovo e tecnologicamente rilevante. E con loro sperimentiamo tutto quello che c’è da sperimentare, siamo inclusivi non facciamo differenze fra immagini e testi!
Come si governa l’AI in un reparto creativo?
Evitiamo sempre di governare cose all’interno del reparto, preferiamo lasciare libertà di espressione ai creativi, qualsiasi sia e in qualunque forma. È la parte bella, appunto, del creare. E poi ci sono talmente tante cose da fare, non immaginiamoci che l’AI sia l’argomento e il tool totalizzante.
E con i clienti?
Ai clienti noi proviamo a portare idee originali, che abbiano rilevanza nella cultura e che siano sempre strategiche. Qualsiasi tool ci aiuti o supporti in questo è sicuramente ben accetto sia da noi che – immagino – dai clienti stessi.
Quali sono i limiti etici?
Ci sono già alcune action guide da parte dei colossi dell’informatica per la valorizzazione dell’etica degli algoritmi, dato che indubbiamente servono regole nella gestione di queste tecnologie. Per esempio, in merito ai diritti di utilizzo, alla privacy e alla sicurezza.
Come fai a stare dietro a tutte le novità?
È un po’ il mio lavoro e per fortuna non sono solo. Poter contare sui ragazzi del reparto creativo e in generale dell’agenzia è un grosso aiuto per rimanere aggiornato su tutti gli ‘hot topics’.
Avete strutturato un processo per la sperimentazione dei nuovi strumenti?
Come dicevo prima, abbiamo un dipartimento dedicato alle innovazioni e alle invenzioni. Finché non vediamo uscire fumo dalla stanza, non ci preoccupiamo e li lasciamo sperimentare!
Come immagini l’agenzia del futuro alla luce dell’AI generativa?
Probabilmente come chi faceva prima di me questo lavoro, all’arrivo dei primi Mac. Sicuramente ci sarà stato chi ha pensato che i computer ci avrebbero rubato il lavoro e chi invece ha visto più lontano. Tendo a schierarmi con i secondi.
Lessons learned?
“Computers are incredibly fast, accurate, and stupid. Human beings are incredibly slow, inaccurate, and brilliant. Together they are powerful beyond imagination.” – Albert Einstein