Ma per l’Osservatorio Internet of Things i benefici dell’IoT in casa ancora non sono del tutto percepiti dai consumatori
Si amplia il mercato, crescono i servizi, l’eCommerce diventa il primo canale di vendita: il 2020 è stato un anno di trasformazione anche per la smart home. Mercato relativamente piccolo – soprattutto se confrontato a quelli di Francia, Germania e Uk che valgono fino al triplo – quello italiano era partito bene e ha saputo recuperare il gap dopo il crollo verticale durante il primo periodo di confinamento chiudendo l’anno a -5% con un valore di 505 milioni di euro (contro i 530 del 2019), secondo l’ultima edizione della ricerca verticale sulla casa dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.
Gli andamenti riflettono molto bene il cambiamento di stili di vita del 2020: perdono appeal le soluzioni per la sicurezza (-30%, con una quota di mercato del 21% pari a 105 milioni di euro), visto l’aumento del tempo passato in casa, aumenta la presenza degli smart speaker (+10%) che raggiungono il 21% di quota di mercato e una spesa di 105 milioni di euro, tengono gli elettrodomestici, la terzo posto con 100 milioni di euro (+17%) e il 20% di quota di mercato.
I trend più interessanti evidenziati dall’Osservatorio sono l’ampliamento dell’ecosistema, non più territorio dei soli OTT e in cui entrano nuove aziende come Gabetti (con Resideo), Bosch, Scavolini e Lidl con una linea di oggetti connessi; l’aumento dei servizi e del concept ‘as a service’, dall’assistenza alle modalità di pagamento come fee mensili e pay-per-use; l’innesto dell’IoT per aggiungere valore e rafforzare la relazione con i clienti come sta facendo, tra gli altri, Vodafone che da telco si presenta ormai come tech company con una piattaforma di prodotti oltre la connettività. A questi si aggiunge il boom dell’eCommerce che ha dato una forte spinta al canale degli eTailer cresciuti del 20% superando in quote di mercato la tradizionale filiera degli installatori.
Consumatori e benefici. Appoggiandosi alla consueta ricerca BVA Doxa, l’Osservatorio ha misurato l’attenzione dei consumatori: oltre 2/3 hanno sentito parlare almeno una volta di casa intelligente (+1%), cresce la percentuale di chi possiede almeno un oggetto (43%, +1%) e l’uso delle funzionalità smart (il 19% le aumentate, contro il 13% che le ha ridotte), ma molti sono inconsapevoli di acquistare oggetti connessi, soprattutto se si tratta di elettrodomestici. Per Angela Tumino, direttora dell’Osservatorio Internet of Things, il consumatore ancora non ne percepisce pienamente il valore – solo l’8% attiva i servizi che le aziende lanciano – ma è sempre più interessato a opzioni come telemedicina e controllo dei consumi energetici. Semplice, utile, confortevole, non invadente, fruibile, sono le parole chiave, mentre la privacy è un problema sempre meno percepito come tale, forse anche per la maggiore consapevolezza del GDPR. Quanto ai dati, prodotti in gran quantità, Antonello Parente, Business Unit Manager Connect Reply, ha sottolineato che troppo spesso le diverse soluzioni vengono disegnate senza sapere cosa si vuole fare dei dati che se ne ricavano e la necessità di un approccio data driven.