L’osservatorio ha quantificato l’impatto del coronavirus sui consumi nei settori abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quick service e bar) e non food
A marzo il crollo dei consumi per i settori abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quick service e bar) e non food (retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura) è stato del 79%, portando il trimestre a chiudere in flessione del 26% rispetto allo stesso periodo del 2019.
La Lombardia è la regione che ha registrato il peggior trend nel mese di Marzo 2020 (-83%) seguita da Toscana (-80,9%), Emilia-Romagna (-80,5%) e Veneto (-80%).
Sono i dati resi noti dall’Osservatorio EY-Confimprese.
«Il primo trimestre 2020 – spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese – si chiude con una flessione del 26% a totale mercato. Pur con una partenza positiva in gennaio al +1.3%, da fine febbraio in relazione al clima di incertezza e all’evoluzione dell’epidemia si è cominciato a registrare un rallentamento, che ha portato il totale mese a -2,9%, peggiorato all’inizio di marzo, in cui le vendite sono diminuite del -40% già prima del decreto ‘io resto a casa’ dell’11 marzo. Il conseguente blocco delle attività e degli spostamenti ha fatto sì che marzo si sia assestato al -79% con fatturati azzerati nella seconda parte del mese».
«Il crollo di marzo ha interessato in maniera differenziata i settori – aggiunge Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting Leader Italy, EY – con abbigliamento e accessori che registrano il trend peggiore (-82%), seguito da food&beverage (-78%) e non food (-74%). Questi trend sono legati in parte al fatto che alcuni operatori hanno potuto continuare le attività con un minimo di operatività durante il lockdown, oltre che ad un orientamento del consumatore verso l’acquisto di beni di più immediata necessità. Sarà importante leggere i primi trend di vendita alla riapertura per vedere quale settore rimarrà più influenzato dall’emergenza Covid-19».
I dati dei trend per canale di vendita, tutti fortemente negativi, sono coerenti con l’evoluzione delle disposizioni governative e l’atteggiamento dei consumatori. Il travel (aeroporti, stazioni) mostra il trend peggiore nel mese di marzo con il -86% e anche sul trimestre (-30%), penalizzato da febbraio (-8% il mese) dalle restrizioni sui trasporti che già avevano bloccato i voli dalla Cina dal 1° febbraio. In sequenza i centri commerciali e gli outlet con il calo dell’82% e dell’83% a testimoniare una minore mobilità per lo shopping dei consumatori. Dati leggermente migliori per le vendite nelle zone dello shopping delle città principali (-79%), mentre i negozi nei comuni più piccoli e in periferia mostrano una maggior resistenza con un -76% a fronte del -26% sul trimestre, impattati anche dal bimestre gennaio-febbraio negativo.
«Prepararsi da subito per la fase 2 diventa fondamentale – conclude Lobetti Bodoni –. Per guidare le vendite sarà necessario pensare a nuove modalità di interazione del consumatore con il canale fisico e online, come l’organizzazione di punti vendita, e-commerce e food delivery. Il canale digitale si conferma quindi un elemento fondamentale per continuare a sostenere il business e la customer relationship».