Un manifesto che ti chiede come stai. Nei bagni e dietro una porta, una sola per toilette. Cannes Lions quest’anno ha voluto mostrare una maggiore sensibilità nei confronti della fragilità dei delegati. Fragilità generata dalle montagne russe provocate dalle molte, troppe esperienze del festival, che rischiano di portare le persone in un ciclo di sovra-eccitazione e sopraffazione.
Nello specifico, l’organizzazione ha messo a disposizione tre differenti tipi di supporto: una sala per recuperare tranquillità senza prese per telefoni e laptop, una reception per parlare con qualcuno e un pronto soccorso mentale.
Le ‘disforie di Cannes Lions’ sono state evidenziate da diversi interventi. All’apertura della manifestazione, Larissa Vince, Ceo di Tbwa\London, in un contributo per AdWeek, ha sottolineato il problema delle molestie sessuali al Festival Internazionale della creatività e la necessità di “creare una cultura del lavoro sicura e rispettosa per tutto l’anno”.
Per quanto l’ultimo censimento All In riporti un calo delle molestie nell’industry, dal 5% del 2021 al 2% del 2023, Vince invita i senior leader suoi pari a seguire un corso di formazione “per contribuire a contrastare le molestie sessuali in pubblicità” e affrontare le complessità, riconoscendo i segnali di potenziali molestie per prevenirle “a Cannes e non solo”.
Non solo: la Ceo di Tbwa\London sottolinea la necessità di “creare una cultura del lavoro sicura e rispettosa per tutto l’anno” per incoraggiare un “dialogo aperto, senza il quale le persone continueranno a essere troppo confuse o spaventate per farsi avanti”.
Anche Digiday non è stato tenero. La disfunzione del settore è stata particolarmente palpabile quest’anno a Cannes, dove i dirigenti hanno continuato a chiacchierare, a cenare e festeggiare – scrive nell’ultimo reportage da Cannes Lions -, mentre i licenziamenti in patria hanno colpito quasi tutti i settori dell’ecosistema pubblicitario, dalle Big Tech ai media ai brand.