Con un calo del fatturato dello 0,8% nel 3Q e dell’1,6% nei 9 mesi, i risultati negativi di WPP sono stati attribuiti principalmente alle deboli performance del Nord America e delle agenzie creative.
Non sorprende dunque la velocità con cui sta procedendo la semplificazione della struttura del gruppo, con la recente fusione tra VML e Y&R e l’integrazione delle sigle healthcare Usa nelle principali agenzie.
La prossima sarà Kantar, della cui vendita si mormora da mesi. Il ceo Mark read ha infatti dichiarato che “la nostra industry sta vivendo un cambiamento strutturale, non un declino strutturale, e in passato siamo stati troppo lenti ad adattarci, diventando troppo complicati e sotto-investendo nel nostro core-business”. Riguardo a Kantar, Read ha detto che ci sono significative opportunità per svilupparla nel mondo dei dati, insight e consulenza, che il potenziale c’è, ma viste le tante priorità è stato deciso “che il miglior modo per schiudere questo potenziale sia insieme a un partner strategico e finanziario”. Da qui la decisione di mettere in vendita una parte delle quote, fermo restando che WPP resterà nella compagine: il processo è già in corso, come anche la ricezione delle manifestazioni d’interesse.
Nei nove mesi WPP ha messo a segno new business per 4 miliardi, ma ha anche perso budget importanti. Se quello di Ford si limita alla parte creativa, mentre global activation e la maggior parte del lavoro sono confermate in tutto il mondo, le gare perse (principalmente media) sono state quelle di American Express, GSK, HSBC, Opel e United Airlines, per i quali comunque WPP continua a lavorare su vari fronti. Tra i budget difesi e vinti ci sono quelli di Adidas, BP, Hilton, Mars, Mondelez, Shell, T-Mobile e Panadol (GSK).
L’Italia sta andando comunque bene, visto che i risultati la collocano insieme a Brasile, Singapore e Corea del Sud tra i paesi che crescono tra il 5% e il 10%.