La nuova divisione aggrega le diverse discipline relative alla gestione del content marketing già presenti come consulenza strategica, social, SEO, misurazione, servizi creativi e partnership
A distanza di 10 mesi dal lancio globale e di sei dall’avvio delle operazioni in Italia, MEC ha presentato ufficialmente la nuova divisione dedicata al content marketing Wavemaker.
Creata per intercettare una delle aree della comunicazione più innovative e strategiche, aggrega le discipline già presenti in MEC e ne sta aggiungendo di nuove come i servizi creativi e, nel 2017, il seo, ora mutuato da GroupM. Di fatto espande le competenze dell’agenzia in ambiti che vanno oltre il media tradizionale. Da quando è attiva, MEC Wavemaker si trova infatti a confrontarsi nelle gare con agenzie creative e social. «Rispetto però alle altre società che si occupano di content marketing ci distingue l’imprinting dell’agenzia media – spiega Luca Vergani, ceo di MEC – ovvero stabilire obiettivi, monitorare continuamente, agire insieme all’azienda in base ai feedback». Nei sei mese d’attività la divisione ha triplicato il business e il prossimo anno conta di moltiplicarlo per 2,5.
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MEC Wavemaker è guidata da Julian Prat – Chief Strategy Officer di MEC – e Alessandro Pastore – Content & Innovation Director – e conta su un team di 18 professionisti tra strategist, editor, seo specialist, account, analyst e una direzione creativa.
«Come i surfer riescono a individuare la giusta onda, il nome Wavemaker vuole trasmettere la volontà di creare i contenuti giusti che aiutino le aziende a creare audience – spiega Prat -. Vuol dire creare contenuti purposeful, che abbiano senso. Siamo diversi perché partiamo dai dati nella selezione delle migliori proposte creative e di distribuzione, per il ruolo di supporto a una strategia allargata, basata sulla conoscenza degli insight, del ruolo del consumatore e del processo d’acquisto».
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In questi mesi di attività in Italia MEC Wavemaker sta inoltre sviluppando tool che il network ha ritenuto interessanti e adotterà a livello globale, ha aggiunto Alessandro Pastore. «Si tratta di Image Recognition (sotto una schermata), che trasforma tutti i componenti delle immagini presenti nei social content in tag utili per identificare i fattori critici e gli elementi di successo nei visual creativi. Un secondo strumento, Migration Map, è invece in grado di capire come si spostano gli interessi e le audience e creare quindi ‘custom audience’ per fare attività di re-targeting su individui migrati da una piattaforma all’altra». Parte del lavoro è anche realizzare dashboard su misura per i clienti, per tenere d’occhio in tempo reale l’andamento secondo le metriche chiave.
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VODAFONE, TUTTO E’ CONTENUTO. L’ha dichiarato Nicola Novellone, head of brand advertising di Vodafone, spiegando come ormai le aziende stiano sostituendo la parola ‘comunicazione’ con quella di ‘contenuto’ e che questo ha cambiato la relazione azienda-agenzia. «In Vodafone raccontiamo circa 200 contenuti al giorno, dall’sms che avvisa dell’attivazione della promozione al classico spot. Ma tutti devono avere ROI, devono essere disciplinati e avere rilevanza numerica. Oggi l’offerta creativa è grandissima, molto superiore alla domanda, e le aziende devono saper scegliere giorno per giorno. E in questo MEC Wavemaker è un buon alleato nel prendere decisioni. Per Natale abbiamo appena lanciato una campagna basata sui contenuti realizzata insieme al Milanese Imbruttito che da qui a febbraio mostrerà come la connettività sta cambiando la vita delle persone. L’obiettivo non è tanto vendere, quanto capire che tipo di comedy funzionerà nei prossimi anni, il prodotto non è al centro altrimenti le views non sarebbero state già 3 milioni ma solo 300mila».
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Banca Intesa San Paolo
fotografie di Renato Franceschin
INTESA SANPAOLO, TUTTO IL BUDGET SUI CONTENUTI. Dal 2009 Intesa Sanpaolo ha iniziato a comunicare attraverso contenuti per rispondere alla crisi di fiducia causata dalla crisi economica. «Ci siamo trovati nelle condizioni di dover cambiare. Tutto il budget lo mettiamo sui contenuti – ha spiegato Fabrizio Paschina, responsabile pubblicità, web, relazioni esterne di Intesa Sanpaolo -. Di spot ne facciamo pochi e sono comunque sempre centrati sul contenuto, anche se parlano di prodotto. Ma oggi vediamo che ancora gli editori non sono nelle condizioni di rispondere alla domanda, ad esempio la radio è il mezzo più impermeabile alle collaborazioni con i brand. E anche in tv per raccontare bisogna avere un interlocutore che non offra solo telepromozioni chiamate con un altro nome»