L’a.d. della casa di produzione parla delle possibilità della realtà virtuale. La struttura ha firmato i progetti di realtà virtuale di Gomorra con Intesa Sanpaolo e Sky e l’intervista in virtual reality a 360° tra Fabio Fazio e Tim Berners Lee per la recente campagna di comunicazione di Tim
Il 2016 sarà l’anno in cui la realtà virtuale diventerà un’esperienza mainstream per i consumatori. E’ una tesi sostenuta da molti esperti e suffragata, ad esempio, dalla notizia di Apple pronta a sbarcare in grande stile in questo campo con dispositivi in grado di competere con gli Oculus Rift o il Gear VR di Samsung. D’altronde già molti smartphone vengono progettati tenendo conto della realtà virtuale, che è diventata un modo totalmente nuovo per i consumatori di guardare i video sui propri device mobili.
Anche nel mercato pubblicitario se ne sperimentano le possibilità di utilizzo e si inizia a investire in questo campo. Tra i primi farlo è la Think Cattleya, prima casa di produzione italiana a dotarsi di un reparto produttivo digital. Abbiamo chiesto a Monica Riccioni, amministratore delegato della struttura, le potenzialità della virtual reality: «In generale è estremamente difficile parlare di realtà virtuale perché è un media strettamente legato all’emozione, che permette di racchiudere in una sfera il mondo che si vive, ed è questo che secondo il mio parere lo posiziona come fonte che non può essere messa in discussione – ha spiegato l’a.d. di Think Cattleya -. La realtà virtuale è destinata ad un grande sviluppo, la potenzialità non è nella finalità, ma nella sua forza come vero e proprio mezzo. Un mezzo che permette un cammino appassionante che cattura la sensorialità e che stabilisce un’interazione che ispira. Dal mio punto di vista la più grande forza è l’impatto che la realtà virtuale avrà sopratutto sulla creazione pura dello storytelling. Raccontare storie implica sperimentazione, la virtual reality permette di creare un’unicità: far entrare nella storia».
Una delle applicazioni in questo senso che la casa di produzione ha realizzato è l’intervista di Fabio Fazio a Tim Berners Lee per la recente campagna di comunicazione di Tim.
Un’altra operazione di virtual reality firmata da Think Cattleya è quella realizzata per Intesa Sanpaolo, un viaggio immersivo nel set di Gomorra 2 (leggi la notizia).
«Pensiamo a ciò di cui abbiamo finora fruito, cioè la possibilità di vedere il mondo da angoli delimitati – prosegue Monica Riccioni -. La VR permette di non guardare più da spazi contenuti, ma di essere “ nel mondo”, di non avere più solo una finestra, ma di osservare il mondo nella sua interezza. Ci sono cose che abbiamo bisogno di fruire senza che nulla ci separi dall’insieme, “vivere” quella realtà in questo modo, non solo ci permette di emozionarci ma di toccare un differente e più profondo livello di comprensione. E ciò che appassiona di più dell’esperienza VR è proprio questa immersione empatica, l’accesso ad una conoscenza diretta che cambia la comprensione e dilata i punti di vista. Con la VR non si parla solo di gioco immersivo, ma della possibilità di ampliare gli orizzonti, aprire le menti, perché la sensorialità ci connette».