La campagna di autopromozione dell’agenzia Jhon St fa una parodia semi-seria della moda degli stunt
Che gli stunt, quelle candid camera studiate a tavolino per diventare video virali, abbiano esaurito il loro ciclo di vita? Che siano diventati troppo molesti e – in definitiva – irrispettosi di chi le subisce (anche se nella maggior parte di casi paiono un po’ troppo ‘telecomandati’) e in ultimo di chi le guarda?
La riflessione è stimolata dalla campagna di autopromozione dell’agenzia canadese John St, una parodia di iniziative di marketing experienziale che nel corso del 2013 hanno fatto notizia e archiviato milioni di views e condivisioni.
Si teorizza in sintesi l’efficacia dell’ExFEARiential marketing. Ovvero l’uso di vero e proprio terrore e raccapriccio a fini di marketing. Ipotesi piuttosto assurda e abbastanza mostruosa, ma che fa guardare con un occhio diverso virali si successo come Nivea ‘Stress Test’, il recente Carrie a New York, i colloqui di lavoro con apocalisse in diretta su schermi LG, gli amici in pericolo di Carlsberg, lo ‘scare test’ di Pepsi Max e tanti altri.
Per dimostrare la ‘teoria’, sono stati realizzati due stunt estremi – in oggetto un sequestro nel cuore della notte e il rapimento di un bambino – che però, in definitiva, non sono troppo dissimili da quelli visti gli scorsi mesi. L’agenzia non è nuova alle parodie: lo scorso anno è stata presa di mira l’ossessione per i click con il video ‘Buyral‘.
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http://www.youtube.com/watch?v=Q5mHPo2yDG8