David Droga, Creative Chairman di Droga5, e Brian Whipple, CEO di Accenture Interactive, svelano sul palco di Cannes Lions la loro visione condivisa di agenzia del futuro
Per procedere spediti in direzione futuro l’unica regola è quella di restare rilevanti. Esordisce così David Droga davanti alla platea di Cannes Lions racchiudendo in questo semplice concetto il perché della fusione della sua agenzia con Accenture Interactive.
Sul palco con lui, al seminario dal titolo “When Worlds Collide: The Evolution of Creativity”, c’è anche Brian Whipple, CEO di Accenture Interactive, la digital consultancy agency che lo scorso aprile ha acquisito il 49% di Droga5. Raccontano ciò che ha spinto due player del loro calibro a unire le forze per convergere verso una nuova visione di agenzia dove immaginano in un unico ambiente copywriter, media strategist e creativi fianco a fianco con tecnologi e consulenti IT.
Per Droga questa unione è la risposta all’urgenza di restare rilevanti e continuare a distinguersi. “Non voglio far parte di un settore in contrazione – ha detto – Il futuro è di chi resta rilevante. Davvero, dove pensiamo di andare se non riusciamo a esserlo? Le agenzie devono cambiare per restare rilevanti, così come il focus dei brand deve essere l’esperienza e non più solo la pubblicità. Io non voglio essere il miglior decoratore di interni se la casa sta andando giù.”
Per Whipple la joint venture, da molti vista come una sorta di compromesso tra due grandi forze considerate opposte – la creatività insieme alla pubblicità da un lato e la tecnologia, insieme alla consulenza dall’altro – è stata quasi una normale evoluzione.
“Le giovani generazioni di oggi non vedono la tecnologia come qualcosa di separato, è qualcosa che è totalmente parte della loro vita” ha detto il CEO di Accenture Interactive “Perché mai queste due dimensioni non dovrebbero lavorare insieme? Sono entrambe parti dello stesso ambiente. C’è bisogno di mescolare la grande creatività con la grande tecnologia per reinventare la user experience.”
Gli fa eco Droga rimarcando il concetto che sembra stargli più a cuore per il futuro delle agenzie: restare rilevanti in un mondo che cambia molto velocemente.
“Non ho costruito Droga5 per vendere, ma per costruire le cose fatte bene” – dice – “la vera prosperità è essere rilevanti, ecco perché il vero focus delle campagne e delle agenzie dovrebbe essere su questo”. E sulla fusione tra le due agenzie, Droga ribadisce: “loro sono in grado di costruire cose che io non posso costruire e capiscono cose che io non capisco. Hanno dato a me, al mio team e ai miei clienti l’opportunità di continuare a fare grandi cose. Se posso iniettare la mia creatività in tutto ciò, la mia tela diventa molto più grande. Per me è questo il modo per salvare la creatività.”
Insomma, se qualcuno crede ancora che la motivazione sia stata solo finanziaria, si sbaglia. Per Droga cedere parzialmente la sua “indipendenza” è stata una questione strategica, quasi un atto di amore per portare la sua Droga5 al livello successivo. “Ci siamo raccontati la storia che potevamo fare qualsiasi cosa per chiunque, ma la verità è che stiamo tutti provando a fare un lavoro di cui alla gente non interessa nulla. Ho sempre e solo voluto spingere in avanti i nostri limiti e per un’agenzia come Droga5 andare avanti era fondamentale. Il mio lavoro è sempre stato quello di mantenere l’agenzia rilevante ed è quello che sto facendo. Perché – conclude – questa è la fine del modello di agenzia creativa come noi lo conosciamo”.