Il processo di internazionalizzazione di Logotel, in un’intervista al Direttore Generale Nicola Favini, ha come centro l’Europa e ha portato nel giro di un triennio a costituire il 25% del fatturato
“L’internazionalizzazione non è più una scelta, ma una costante. Quello che cambia è il modo in cui le aziende, piccole, medie o grandi che siano, decidono di vivere questo processo e progettare così impatti concreti attraverso iniziative di scala e portata differenti. Questo riguarda naturalmente anche l’Italia, un piccolo Paese, ma potente per passione, creatività, cultura e innovazione, tutte competenze assolutamente esportabili”.
Per Logotel, la service design company che progetta e accompagna la trasformazione delle imprese in modo collaborativo, il semaforo verde è scattato nel 2014: “Quando abbiamo maturato una visione più chiara di quello che stava accadendo. Da lì in avanti c’è stata una accelerazione del nostro processo di internazionalizzazione. Questo ci ha portato via via a compiere scelte sia di carattere tattico – legate a quelle nuove traiettorie a cui ci hanno indirizzato i nostri clienti italiani internazionali – che di carattere strategico, ovvero uscire dai nostri confini nazionali per andare a presidiare direttamente alcuni mercati europei”.
Nicola Favini, Direttore Generale e Manager of Communities Logotel, racconta così la storia che ha portato Logotel ad essere presente su più latitudini al fine di partecipare alle dinamiche economiche sul cambiamento e sull’innovazione che ormai presentano una dimensione globale. Un processo che nel giro di un triennio ha permesso all’azienda milanese di Lambrate di dilatare il proprio terreno di gioco, un’esperienza che ha prodotto ripercussioni positive sul suo modo di lavorare, ma anche sullo stesso fatturato, visto che oggi un 25% del suo attuale giro di affari viene generato da progetti di respiro internazionale.
Il risultato è che oggi l’agenda settimanale di Logotel è completamente cambiata. “Se adesso diamo un’occhiata ai nostri appuntamenti, scopriamo che le nostre persone sono impegnate sempre di più in contesti e in riunioni per portare impatto nella progettazione di servizi ed esperienze che vanno al di là dei confini nazionali. Nel corso della stessa settimana Logotel si può trovare a Tokio a gestire dei workshop per portare Diesel a trasferire localmente una best practices già attivata in Nord America, in Europa o in altri paesi, oppure siamo imbarcati a bordo di una nave del leader del mondo delle crociere come Costa Crociere per formare personale internazionale rispetto allo stile di relazione e di servizio che si deve vivere in questi ambienti. O ancora, Logotel può volare in Corea a gestire una convention con un progetto del trade internazionale di un’azienda del lusso italiana come Bulgari. La stessa settimana ci vede poi con Piaggio a progettare contenuti formativi per piattaforme online per ingaggiare i suoi professionisti, in diversi paesi d’Europa, per la vendita di motocicli ad alto contenuto di tecnologia. Tutto questo accade perché abbiamo Clienti che operando su più mercati ci portano all’estero con progetti spesso pensati proprio con un respiro internazionale e che impegnano il nostro staff su fronti linguistici e geografici differenti, mettendoci alla prova nella creazione di impatti inediti”.
Ma in questi ultimi tre anni oltre a collaborare ai progetti dei propri clienti che “Usandoci come vettore del cambiamento ci hanno portato fuori dall’Italia”, Logotel ha lavorato per costruire un nuovo asse in cui la dimensione minima nella quale giocare e misurare la propria identità e il proprio sviluppo non poteva che essere il mercato europeo. “Logotel vuole essere un’azienda europea prima che un’azienda internazionale, perché la dimensione in cui gioca l’Italia è l’Europa – continua Nicola Favini – questa è la ragione per la quale oggi ci sono dieci persone di Logotel dislocate in pianta stabile tra Francia e Spagna. Un team composto da ragazzi e ragazze di diverse nazionalità che tutti i giorni portano avanti progetti localizzati e a volte originati direttamente in questi Paesi. È come se la nostra azienda avesse ormai assunto una dimensione triangolare perché ci dividiamo tra due città molto latine come Milano e Madrid, alle quali va aggiunta Parigi. Si tratta di avamposti che ci aprono la strada verso altri mercati, Madrid ad esempio, è una via per entrare nei mercati dell’America Latina e di altri Paesi di quel ceppo culturale, mentre Parigi è un presidio prezioso per poi insieme a Milano muoversi verso il resto dell’Europa”.
Quest’anno Logotel ha vinto una gara per aiutare il Gruppo PSA a realizzare una piattaforma di social engagement dedicata a tutti i collaboratori degli eco-sistemi di vendita, post vendita, tecnica e field. E proprio in queste ore stanno prendendo il via – dopo riunioni di coprogettazione e di kickoff – iniziative che coinvolgono città come Bruxelles, Colonia, Madrid e Londra. Questo approccio permette alla service design company di confrontarsi nella quotidianità con riunioni e progetti che come minimo hanno un respiro legato al nostro continente. “C’è infine un’altra dimensione sulla quale si respira la globalità – conclude Nicola Favini – qualunque progetto importante va immaginato sapendo che può avere degli impatti internazionali: oggi si progetta per un Cliente un servizio o un corso di formazione prevedendone già l’esportabilità e quindi diverse localizzazioni culturali e linguistiche, fin dall’inizio quindi si cerca di essere multiculturali. Noi di Logotel stiamo facendo queste esperienze tutti i giorni e in alcune occasioni siamo costretti a rimettere in discussione scelte fatte in passato, ma vi assicuro che siamo ben contenti di farlo”.