Alla ricerca di nuove modalità espressive e narrative, ogni tanto ci si imbatte in autentici capolavori
In un Festival che sottolinea i cambiamenti del mondo e del settore modificando forma e format ogni anno, anche il tradizionale appuntamento Saatchi&Saatchi del giovedì cambia nome e intenti: benvenuti al 29° (o primo?) ‘New Creators’ Showcase’ intitolato ‘Stories Unleashed’ perché qui nessuno accetta più etichette: filmmaking e storytelling stanno mutando pelle così strutturalmente e continuativamente che la qualifica di regista appare ormai limitativa.
Selezionare le nuove leve in questo magma fluido ha richiesto la partecipazione di Facebook, Google, Instagram e Twitter. Il risultato, qualitativamente notevole, è forse meno tagliente di altre annate, ma svolge efficacemente il compito di scouting in territori che si vanno scoprendo giorno dopo giorno. Per esempio, è geniale l’intuizione di Calmatic di impostare il video musicale del pezzo ‘Fun!’ del rapper Vince Staples come un piano sequenza di Google Earth che ci porta a conoscere le mille storie di un quartiere ghetto.
Qui sotto la playlist completa del ‘New Creators’ Showcase’ 2019.
Fantascientifica, ma straordinariamente coinvolgente, l’ipotesi ‘E se una ragazza durante l’Olocausto avesse avuto Instagram?’ del film ‘Eva Stories’ che Maya Kochavi ha ispirato al padre Mati, imprenditore israeliano che ha voluto in questo modo rievocare in chiave attuale, per le nuove generazioni, tutto l’orrore del genocidio antisemita, raccontando in modalità social la breve vita della piccola Eva Heyman.
Misteriosi, elusivi e ansiogeni ‘A corps’ di Yoann Stehr e ‘_/_/_/‘ di Claudia Barral, storie sognate, suggerite e subito smentite con raffinatissime tecniche grafiche e di montaggio: il primo ricostruisce con una sofisticata animazione fotografica digitale un fatto di sangue, evocandone spessori psicologici e precedenti con una visualità sorprendente; il secondo esplora una dimora abbandonata richiamando a tratti, con delicate sovrapposizioni fotografiche, momenti di vita che vi si sono svolti e vi si svolgeranno.
Il corto ‘Fauve’ di Jérémy Comte è la straziante storia della giornata libera e maledetta di due giovani amici selvaggi in giro per sperduti non luoghi di campagna. Impegnati nella loro sfida a chi riesce a beffare l’altro, si cacciano in una situazione senza uscita in cui uno dei due non riesce a salvare l’altro compagno d’avventure. Ed è grande cinema il suo pianto dirotto quando sembra condividere il suo dolore indicibile con una volpe, anima libera come lo erano i due amici.
Ma siccome talento e sensibilità possono sfociare anche nell’umorismo, è irresistibile il corto in stop-motion ‘Enough’ della svedese Anna Mantzaris che racconta con pupazzi e scenografie essenziali i “momenti di straordinaria follia” di gente che all’improvviso non ne può più di file al bancomat, sconosciuti che si sganasciano dalle risate in metropolitana o di attese infinite alla fermata dell’autobus, e reagiscono istericamente. O, nell’ultimo caso, semplicemente arrendendosi per sempre.