La settimana scorsa General Mills ha richiesto alle agenzie invitate alla gara per l’incarico creativo, relativo a pubblicità, produzione e contenuti per il mercato statunitense, un requisito inedito: il team creativo che avrebbe seguito il cliente avrebbe dovuto essere composto per il 50% da donne e per il 20% da persone di colore, senza trascurare posizioni rilevanti come la direzione creativa.
Una prima nel settore, seguita lunedì dalla diffusione della notizia che anche HP ha mandato alle agenzie partner (Gyro, BBDO, Fred & Farid, FleishmanHillard e Porter Novelli) una lettera firmata dal Chief Marketing Officer Antonio Lucio con la richiesta di mandare entro un mese un programma per aumentare nei prossimi anni la quota di donne e persone appartenenti a minoranze nei ruoli chiave in fatto di creatività e strategia. Pena l’eliminazione dal roster perché – spiega Lucio – non è solo una questioni di valori ma una significativa questione di business (qui l’intervista su AdAge). Secondo lui il riequilibrio è necessario, per adeguarsi a quella che è già composizione attuale dell’azienda.
Con l’iniziativa delle due grandi aziende la questione della diversità nelle agenzie, per lo più considerata un ottimo argomento da esibire alle conferenze ma con scarsi risvolti pratici, entra nel vivo anche se non erano mancati i segnali.
Già lo scorso anno Bradley Jakeman, presidente di PepsiCo, aveva pubblicamente denunciato che la scarsa diversità all’interno delle agenzie non faceva altro che perpetuare una comunicazione scollegata dal mondo reale e quindi inefficace. All’ultimo Cannes Lions la diversità e la necessità di eliminare gli stereotipi sono stati argomenti molto presenti.
Nell’ultimo anno la questione della diversity è stata inoltre costellata da scandali ai piani alti: a marzo le dimissioni del ceo di JWT Gustavo Martinez per molestie sessuali e battute di pessimo gusto a sfondo razziale; in agosto quelle del chairman di Saatchi & Saatchi Kevin Roberts (la cui fuoriuscita era comunque già prevista il prossimo maggio) a causa di affermazioni poco politically correct sulla diversità di genere (qui la nota ‘disclaimer’ di Robert Senior, WW ceo dell’agenzia)
Secondo i dati della 3% Conference anche se il 46% dello staff delle agenzie è composto da donne solo una percentuale pari all’11% è direttore creativo.