I Musei Reali – dal 25 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019 – dedicano una personale al più celebre tra i pubblicitari italiani dopo diciassette anni dall’ultima mostra nella sua città natale
Da oggi al 24 febbraio 2019 le sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la fantasia di Armando Testa.
I curatori Gemma De Angelis Testa e Gianfranco Maraniello rendono omaggio all’estro del più importante comunicatore italiano con la mostra intitolata ‘Tutti gli ismi di Armando Testa’, realizzata in collaborazione con Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che rappresenta un tuffo nell’immaginario di un grande sperimentatore.
Le Sale Chiablese accolgono alcuni dei personaggi più celebri dei mondi di Testa, icone inconfondibili a cui generazioni di italiani guardano con sorrisi nostalgici e che risultano una divertente scoperta per i più giovani. Dall’“uomo moderno” che campeggia negli allegri manifesti della Facis, al logo senza tempo del vermut Carpano Punt e Mes, passando per l’ippopotamo Pippo protagonista delle réclame della Lines, fino ai divertenti caroselli abitati da Carmencita e Caballero per il caffè Paulista di Lavazza o dagli sferici extraterrestri del pianeta Papalla per Philco, la mostra è un’immersione nel nostro paesaggio culturale. E ancora: elefante Pirelli, rinoceronte Esso, caroselli in bianco e nero e pubblicità più recenti. In questi mondi surreali, così come negli altri materiali presenti in mostra, sono immediatamente ravvisabili i tratti distintivi della comunicazione e dell’arte contemporanea degli ultimi decenni.
«Oggi se mio papà sapesse l’onore che gli viene tributato con questa mostra si sorprenderebbe – commenta Marco Testa – perché è sempre stato legato alle cose semplici, al valore del talento innestato su quello del lavoro. Armando ha sconfinato dalla pubblicità, alla pittura, alla fotografia, dalla grafica alla TV, dal design alla scrittura. Mio papà girava il mondo, coglieva stimoli ovunque. Ricordo che fin da piccolo mi portava a visitare mostre d’arte invece che portarmi allo zoo, come avrebbero desiderato tutti i bambini, perché l’arte era la sua passione più grande e anche la sua più grande forma di ispirazione. Nel suo dna c’erano anche grandi dosi di curiosità e di ironia che hanno fatto di lui il grande personaggio che era».
Il percorso espositivo è segnato anche da illuminanti aneddoti dello stesso Armando Testa, voce narrante dell’intera esposizione. Si comincia con lo spezzone di una videointervista nella quale dichiara che, dopo aver perso un cliente a causa di una proposta troppo azzardata, in agenzia si disse: «Il Testa qualche volta ha delle cose azzeccate negli “ismi”, chiamiamoli “ismi” tutti i modernismi. Qualche volta però saraà bene guardare di più il marketing!».
Questi “ismi” sono il perno attorno a cui ruota l’intero progetto espositivo.