Ingrana anche il programmatic sia sull’open market che nel private deal. Allo studio registrazione per i contenuti free per migliorare la profilazione e realizzazione di un unico ingresso per l’offerta digitale
Tutti gli eventi più importanti dell’anno sono andati in over booking e la soddisfazione di Francesco Barbarani, direttore web e radio di RAI Pubblicità – a margine del convegno di presentazione dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano – è evidente. Aprile 2016, sullo stesso mese dell’anno precedente ha segnato un incremento del 7% (contro una media mercato del 4,8%, dati FCP-Assointernet). Ancora più eclatanti i risultati della radio, con un fatturato in crescita del 18,5% sempre nel confronto aprile 2016-aprile 2015, e del ‘9% in maggio.
“Rai Pubblicità ha una posizione di rilievo nel mercato digital, grazie anche al crescente sviluppo di progetti cross-mediali studiati dalla concessionaria e basati su una forte sinergia con l’editore Rai. Il mercato ha risposto benissimo all’offerta per Euro 2016”, aggiunge Barbarani che ora ha tutta la squadra al lavoro sulle Olimpiadi di Rio, sottolineando che i risultati positivi sono determinati “da due driver d’eccellenza: contenuti di qualità e KPI pubblicitari di valore”.
Dopo un avvio lento, anche il programmatic – con Rubicon Project e solo per il display – sta dando buone soddisfazioni di fatturato a RAI Pubblicità, sia sull’open market che nel private deal, ma con numeri che sono ancora sotto la media del mercato. Ma la vera forza sul digitale è il video, grazie anche a un VTR dichiarato dell’80%.
Una qualità che anche l’editore vuole valorizzare di più, con un piano industriale il cui focus è sulla trasformazione della RAI in digital media company e l’obiettivo di “soddisfare i bisogni degli utenti restando free, ma chiedendo alle persone di profilarsi per poter valorizzare di più e meglio i contenuti”, ha spiegato Giovanni Scatassa, vice direttore marketing RAI, intervenendo alla presentazione dell’Osservatorio Internet Media.
Tra i progetti del servizio pubblico anche la realizzazione di un unico ingresso a tutta l’offerta digitale ora frammentata in molteplici canali e la ricerca di un ‘maestro Manzi’ per contribuire alla riduzione del digital divide.