Il New York Times ha aggiornato i termini di servizio per evitare che i suoi contenuti siano utilizzati per allenare e nutrire gli algoritmi di deep learning che mimano l’intelligenza umana.
Nella sezione 4 dei ‘Terms of Service’, aggiornati il 25 agosto scorso, dove il quotidiano definisce ciò che è proibito al punto 2 si legge che senza il consenso scritto del NYT non si può “usare robot, spider, script, servizi, software o dispositivi manuali, strumenti o procedimenti progettati per estrarre dati o contenuti”; al punto 3 che non si può “usare i contenuti per lo sviluppo di qualsiasi programma di software, incluso, ma non limitato, l’allenamento di sistemi di machine learning e intelligenza artificiale”; e che (punto 4.2) “tentare qualsiasi uso proibito può portare a sanzioni civili, penali e/o amministrative, multe e sanzioni contro l’utente o chi lo assiste”.
Qualche giorno prima la non profit National Public Radio (NPR) aveva anticipato che i legali del NYT stanno esplorando l’eventualità di far causa a Open AI per proteggere i diritti di proprietà intellettuale.
Il quotidiano, che sta testando con Google uno strumento per scrivere le notizie, secondo Semafor avrebbe anche deciso di non far parte del gruppo di aziende editoriali per negoziare con le principali aziende tecnologiche l’uso dei loro contenuti per alimentare l’intelligenza artificiale.
L’ipotesi di formare un gruppo per fare pressione, legislativa e potenzialmente legale, è stata avanzata da Barry Diller (chairman di IAC ed Expedia e fondatore di Fox), e secondo Semafor la decisione del NYT rende molto più probabile che gli editori concludano accordi separati, come quello siglato da Associated Press con Open AI.