Quella di Snap, ieri, è stata la maggior Ipo di una società tecnologica dopo quella di Alibaba nel 2014.
L’azienda, che ha inventato un vero e proprio linguaggio digitale fatto di contenuti visuali ed effimeri, ha raggiunto nel corso della giornata una valutazione di 25 dollari per azione, circa il 40% in più rispetto ai 17 del collocamento, per una valutazione complessiva di 28,3 miliardi di dollari. La scorsa settimana aveva ottenuto 3,4 miliardi offrendo 200 milioni di azioni.
L’ascesa di Snap è stata velocissima: a fine 2016 ha registrato ricavi per 404 milioni di dollari, dai 57,7 milioni del 2015, e 158 milioni di utenti attivi al giorno (+48%). A gennaio il ceo di WPP Martin Sorrell aveva dichiarato che la holding aveva triplicato l’investimento pubblicitario su Snapchat, arrivando a 90 milioni, scommettendo sulle potenzialità del mezzo.
Snap comunque non è solo Snapchat: si è lanciata anche nella produzione di wearable, con gli smart Spectacles in vendita online dalla scorsa settimana, e indiscrezioni di stampa raccontano stia lavorando anche a droni capaci di girare brevi video e postarli direttamente sull’app. Le prossime fonti di ricavi potrebbero dunque arrivare non solo dalla pubblicità, ma anche dalla vendita di prodotti tecnologici che tra l’altro non fanno altro che alimentare di contenuti la piattaforma.
A far ombra ai risultati di Snap c’è comunque Facebook, con tutta la sua potenza di fuoco, che ultimamente ha lanciato molte novità che imitano il linguaggio e le funzioni di Snapchat.