Ieri sera il nuovo brand nato dall’integrazione degli asset di AOL e Yahoo, dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte di Verizon, si è presentato agli inserzionisti. Christina Lundari, General Manager di Oath Italy, ha spiegato l’impegno – Oath vuol dire appunto giuramento – nei confronti del mercato
Gli obiettivi di medio lungo periodo li aveva raccontati, in quel di Cannes, quasi 4 settimane fa, il ceo Tim Armstrong, posizionandolo come ‘terzo polo’ tra le grandi piattaforme digitali globali.
Ora Oath si è presentato ufficialmente anche sul mercato italiano, con un evento ieri alla Triennale di Milano, ribadendo l’impegno – il nome Oath vuol dire appunto ‘giuramento’ – nei confronti dei consumatori, inserzionisti, editori e agenzie.
La società è nata a seguito del processo di acquisizione di Yahoo da parte di Verizon e include oltre 50 realtà tra le quali AOL, Yahoo Sports, Yahoo Finance, HuffPost, TechCrunch, Tumblr, ONE by AOL, che oggi raggiungono 1,2 miliardi di utenti, con l’obiettivo di arrivare a 2 miliardi entro il 2020.
Come spiega Christina Lundari, General Manager di Oath Italy, “AOL aveva già alle spalle un lungo percorso di acquisizioni sul fronte editoriale e quello tecnologico, ma non disponeva in quegli anni di una presenza globale, né di un patrimonio solido di dati. Verizon dal canto suo coltivava grandi ambizioni di crescita ed era pronta a superare i confini del mondo delle telecomunicazioni. Verizon è entrata quindi nel mondo della comunicazione digitale attraverso l’acquisizione di AOL, nel 2015. Sempre nel 2015 AOL ha siglato una partnership decennale con Microsoft. Il passo successivo ha riguardato l’acquisizione di Yahoo”.
Riguardo al nome Oath, “inizialmente abbiamo pensato per i non anglofoni non fosse esattamente il nome più facile da pronunciare. Superato l’impasse linguistico, non è stato difficile convincerci che si tratta di un nome bello, ricco di significato e in qualche modo anche impegnativo, responsabilizzante. Il giuramento è l’impegno più grande che un essere umano può prendersi. Nel nostro caso presuppone un impegno molto serio da parte dell’azienda verso tutti i suoi interlocutori – i consumatori, gli inserzionisti, gli editori e le agenzie”.
Il nuovo brand porta con sé anche un nuovo stile di comunicazione. Ogni brand avrà il proprio Oath, riassunto in 3 parole, che ne esprimeranno l’essenza. I valori aziendali saranno formulati allo stesso modo e anche i dipendenti avranno il proprio Oath. Quello di Lundari è Always be Authentic. “Credo che essere sempre se stessi sia il miglior modo per guadagnarsi la fiducia del prossimo, in qualsiasi ambito. Siccome il nostro è un business di relazioni penso sia indispensabile operare in modo corretto e professionale, giocando sempre a carte scoperte”, spiega la manager.
Riguardo ai piani per l’Italia, Christina Lundari spiega che la crescita del brand è attesa soprattutto nelle regioni extra USA, dove già è molto forte. «In questo percorso evolutivo e innovativo, l’Italia è chiamata a dare un contributo significativo. Stiamo definendo in questi giorni una strategia a tre anni. Potremmo contare su partnership globali che interesseranno anche l’Italia (specialmente sui dati), ma anche su collaborazioni gestite a livello locale, come ad esempio quella esclusiva con Vevo che è frutto di un’iniziativa tutta italiana, alla quale ne seguiranno altre che intendiamo annunciare a breve in quanto vogliamo offrire al mercato un portafoglio di soluzioni sempre più completo».