La diffusione delle informazioni digitali rischia di drogare il mercato pubblicitario e per questo è necessario intervenire per ”non penalizzare gli editori che producono quei contenuti giornalistici”. Lo ha detto Carlo De Benedetti, editore del gruppo l’Espresso, parlando delle trasformazioni digitali dell’editoria a una tavola rotonda nell’ambito dell’Internet Festival.
“La questione del finanziamento dell’informazione è centrale – ha detto -. Accade cioè che stanno esplodendo i ricavi di motori di ricerca, aggregatori, social network che usano i prodotti del lavoro giornalistico altrui per attrarre utenti che vengono immediatamente valorizzati grazie alla distribuzione di pubblicità in modo mirato (come fa Google grazie all’incrocio dei dati ottenuti dalla miriade di servizi propri). Una quota crescente della pubblicità va già adesso a soggetti che non sono editori, nel senso che non hanno come mission la produzione di informazioni: si occupano di e-commerce e distribuzione di prodotti fisici, di organizzare le ricerche sulla rete come Google (che raccoglie in Italia circa 800 milioni di euro ogni anno) oppure di mettere in contatto fra di loro centinaia di migliaia di persone, come fa Facebook. E raccolgono pubblicità. Per non lasciar squilibrare in misura non recuperabile la situazione, bisogna intervenire rapidamente con norme che ridistribuiscano le risorse correttamente rispetto agli investimenti per la costruzione dei contenuti”.