Dopo il flash mob da 20mila persone, domenica scorsa a Milano, ecco cosa le aziende possono imparare della canzone dance coreana che ha spopolato in tutto il mondo con ironia, memorabilità e una discreta dose di demenzialità
Il fenomeno Gangnam è approdato fragorosamente anche in Italia. Lo conferma la partecipazione di 20mila persone al flash mob organizzato a Milano, in piazza Duomo domenica 21 ottobre, dalla pagina di Facebook Kpop Italia, dedicata al pop coreano.
Davanti al Duomo, l’intera piazza ha ballato la canzone di Psy, 34enne artista coreano che ha infranto tutti i record di viralità su YouTube: ad oggi il video ufficiale segna quasi 532 milioni di views dalla data di caricamento tre mesi fa.
In Italia il fenomeno è stato guardato con una certa sufficienza, vuoi per la stagione avanzata (il video è stato caricato il 15 luglio) che gli ha di fatto levato la palma di tormentone estivo. Giusto 10 giorni fa La Stampa titolava che il fenomeno in Italia non aveva sfondato, dimostrando anche la difficoltà (non solo italiana) di comprendere un fenomeno che è completamente nelle mani del pubblico.
Oggi la canzone è un successo globale, citata in qualunque contesto, tanto che Korea Eximbank, la banca nazionale per l’import-export, come spiega il quotidiano Korea Times, ha rilanciato l’idea di trasformare l’industria culturale nazionale nella prossima leva per lo sviluppo economico del paese, messo alle strette dalla concorrenza tecnologica di paesi come Germania e Giappone.
GANGNAM STYLE FOR BRANDS
AdAge ha intervistato sul tema S.J. Kimm, regional president di Cheil Worldwide Southeast Asia. «L’appeal di Psy – che non è il tipico cantante di bell’aspetto – è universale perché brillante, divertente, ha talento e soprattutto è sincero. Nessuno può offendersi delle sue parole». Perché un’azienda comunque dovrebbe tenere conto che la canzone è nata come una satira degli usi e costumi (e soprattutto consumi) di Gangnam, sobborgo benestante di Seoul.
Adam O’Neill, general manager di GroupM Corea, spiega invece «Non è facile indicare una singola ragione per cui il video sia diventato così popolare, forse perché è un ballo ridicolo, per la musica orecchiabile o per le scene delle ragazze coreane molto poco vestite. La parodia non si perde in un’industria dell’intrattenimento che si prende così tanto sul serio. Che idee possiamo trarne per i marketers? Che lo humour funziona. Di mantenere il concetto semplice e facile da capire. Di provare a includere qualcosa facile da ricordare e memorabile. Che i cameo delle celebrity funzionano e di non avere paura di una promozione reciproca. Ovviamente il sesso vende, ma forse non è che qualche volta ci prendiamo un po’ troppo sul serio?».
Le campagne pubblicitarie che citano Psy sono soprattutto asiatiche, in Europa arriveranno probabilmente a novembre quando il personaggio, che è in nomination per il miglior video, parteciperà agli MTV Europe Music Awards di Francoforte.
Per ora si registrano numerose citazioni celebri, la più recente è quella del segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon (vedi anche quella che ha coinvolto il tennista Novak Djokovic), e parodie, tra le quali la finta campagna malese per McDonald’s ‘McShaker Fries’ (nella foto) con delle istruzioni per scuotere il sacchetto di patatine con le mosse del balletto, nata da una foto postata su un social network.
McDonald’s si è affrettata a spiegare di non essere responsabile dell’idea.
Un’altra, questa volta ufficiale, è per il centro di protezione e conservazione Chengdu Panda Base ideata da Ogilvy China in collaborazione con la sede di Londra (vedi il video sotto).