Il Rapporto Coop descrive una situazione economica “debole e asimmetrica” che ha fatto peggiorare le condizioni della classe media. Però non si risparmia sul cibo: preferiti ‘made in Italy’ e piccole marche, arretra il salutismo a tutti i costi, crescono ready to eat ed e-food
Se il mondo globale vi sembra polarizzato, allora non avete guardato da vicino l’Italia: secondo il Rapporto Coop presentato ieri il paese è il caso più emblematico tra i mercati maturi dove le distanze sociali aumentano a dismisura, la ripresa è più lenta che altrove e va a vantaggio di pochi, e i consumi delle famiglie continuano a calare (-2,2% nel 2017 rispetto al 2010) mentre il Germania e Francia crescono a doppia cifra.
Curato da Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Ancc-Coop, con la collaborazione scientifica di REF Ricerche, il supporto di analisi di Nielsen e contributi originali di IRI, Demos, GfK, Nomisma, PwC e Ufficio Studi Mediobanca, il Rapporto Coop descrive una situazione economica “debole e asimmetrica” che ha fatto peggiorare le condizioni della classe media, dove la ripresa è basata essenzialmente sull’export e la domanda interna non recupera slancio, almeno non per tutti visto che le famiglie benestanti spendono 4 volte di più rispetto a quelle con bassa capacità di spesa.
Polarizzati e divisi, gli italiani adottano comportamenti diversi a seconda delle disponibilità economiche, del luogo in cui vivono, dell’età, dell’occupazione, del livello di istruzione e dell’approccio alla vita. L’analisi li ha raccolti in 4 grandi gruppi: tradizionalisti (19%), esploratori (17%), nostalgici (26%) e curiosi (39%), stili di vita che si rispecchiano nei consumi mediali – l’82% dei nostalgici guarda la TV tutti i giorni, il 40% degli esploratori legge quotidiani, cartacei e online, tutti i giorni – e nei consumi. Esploratori e nostalgici costituiscono le nuove polarità, veri e propri trend setter, in mezzo ai quali si trova la parte maggioritaria della popolazione, subendo alternativamente l’attrazione degli uni o degli altri.
Rallenta il salutismo. Sul cibo, però, non risparmiano: primi per spesa alimentare in Europa e nel mondo (il 19% del reddito, il massimo dell’ultimo decennio), sono anche precursori di una dieta bilanciata, privilegiano l’acquisto di frutta e verdura (+8,6% la crescita a volume dell’ortofrutta confezionati), pane e cereali rinunciando sempre di più a grassi e zuccheri. Ma il salutismo, trend vincente degli ultimi anni, sta dando i primi segnali di rallentamento, molto probabilmente perché arrivato a saturazione. Secondo il Rapport Coop il carrello della salute è cresciuto ancora (+2,3%) nel primo semestre 2018, ma nel 2017 la crescita aveva una velocità più sostenuta (+5%). Arretrano anche vegetariani e vegani, con il 9,7% che dice di aver rinunciato a questo genere di alimentazione esclusiva.
Made in Italy. Già segnalato dall’Osservatorio Immagino, anche il Rapporto Coop evidenzia il valore della dizione ‘made in Italy’ che fa schizzare le vendite di un +9%: il senso di appartenenza continua a indirizzare verso prodotti italiani (+3%) privilegiando i piccoli brand (+4,3%) alle grandi marche. Ma il fenomeno in fatto di cibo è il ‘ready to eat’ che cresce nei carrelli del +6%, mentre l’efood è alternativa sempre più diffusa tra gli italiani: nei primi 3 mesi del 2018 3,5 milioni di persone (+80% sul 2017) hanno fatto ricorso al food delivery e gli acquisti alimentari online sono aumentati del 34% nei primi 6 mesi dell’anno.