The Coalition for Better Ads, formata da associazioni di settore, big spender e media, classifica 6 formati su desktop e 12 su mobile che mettono a dura prova la pazienza dei consumatori e sarebbero da evitare
Una ricerca estensiva in Nord America ed Europa su oltre 25mila consumatori chiamati a giudicare le loro esperienze su 104 annunci su desktop e mobile mentre stavano leggendo un articolo online è stata alla base della definizione dei Better Ads Standards messi a punto da The Coalition for Better Ads.
Gli standard definiscono una gamma di fattori nella user experience che sono maggiormente correlati alla propensione di adottare adbloking e fissano una soglia per il gradimento da parte dei consumatori.
Risultato: i formati pubblicitari più antipatici in assoluto che ricadono sotto questa soglia di accettabilità sono 6 su desktop e 12 su mobile e The Coalition for Better Ads sta condividendo i risultati della ricerca di modo che tutta l’industry possa utilizzarli per migliorare la UX. Particolarmente soddisfatta, non tanto dei risultati quanto dalla velocità con cui questo raggruppamento trasversale composto da aziende, agenzie media e associazioni da tutto il mondo (vedi box) è riuscito da mettere a punto la ricerca è Nancy Hill, President and CEO di 4As (l’AssoCom americana).
“Obiettivo della ricerca è fornire insight su come i consumatori vivono la pubblicità online, mettere in luce cosa funziona e cosa invece noi crediamo debba essere rivisto in modo da produrre un coinvolgimento più significativo”, ha detto Hill augurandosi che i membri della coalizione utilizzino i risultati della ricerca per prendere provvedimenti.
I formati più antipatici
La ricerca ha chiesto ai consumatori di leggere articoli su pagine simulate con contenuti di alta qualità e poi di confrontare le diverse esperienze: per quanto riguarda il desktop sotto la soglia di accettabilità sono finiti pop-up, video in autoplay con audio, annunci interstiziali con il conto alla rovescia e i grandi sticky ads; sul mobile la situazione è ancora più delicata perché a questi formati si aggiungono anche gli annunci con una densità superiore al 30%, quelli con animazioni flash, i video in autoplay con audio, i postiziali con conto alla rovescia, gli annunci in scroll a schermo intero.
Chiamata all’azione
Così l’ha definita Randall Rothenberg, President & CEO di IAB, sollecitando “brand, retailer agenzie, editori e i loro fornitori tecnologici a ritirare i formati pubblicitari che la ricerca prova essere definitivamente fastidiosi abusando della pazienza dei consumatori”. In ogni caso, per far sì che i risultati della ricerca non passino inosservati, la coalizione organizzerà una serie di attività educational per i membri e altre industry.
The Coalition for Better Ads
Tra i membri e i supporter della coalizione ci sono, tra gli altri, American Association of Advertising Agencies (4A’s), AppNexus, Association of National Advertisers (ANA), IAB Germany, Data & Marketing Association (DMA), Digital Content Next, Facebook, Google, GroupM, IAB, IAB Europe, IAB France, IAB Tech Lab, IAB UK, Network Advertising Initiative (NAI), News Corp, News Media Alliance, Omnicom Media Group, Oriel, Procter & Gamble, Sovrn, Teads, The Washington Post, Thomson Reuters, Unilever, e la World Federation of Advertisers (WFA) e altre 80 associazioni di settore. Tra gli affiliati anche IAB Italia.