Prossimità vuol dire fiducia: le differenze dell’Italia nell’Edelman Trust Barometer 2021

Ci si fida solo delle persone vicine, non si sa come gestire al meglio il consumo di informazione e il modo in cui viene raccontato il paese deve essere ripensato

Dopo la tradizionale presentazione dei dati globali in occasione del Summit di Davos, Edelman ha rilasciato gli approfondimenti relativi ai singoli paesi e l’Italia riserva qualche sorpresa rispetto alla media mondiale.

L’Italia, infatti, la pensa diversamente e nonostante la pandemia guarda al futuro: nel nostro paese, complessivamente, la fiducia guadagna 3 pp rispetto allo scorso anno e 3 delle 4 istituzioni – l’eccezione sono le ONG – crescono con il Governo che sale di ben 10 pp, il business di 2 e i media di 1.

“Forse è tempo di ripensare il modo in cui raccontiamo il paese”, segnala Fiorella Passoni, CEO Edelman Italia, nel commento ai dati. Guardando le cose in prospettiva e considerando le 5 edizioni straordinarie del Trust Barometer realizzate nel 2020 per lo scoppio della pandemia insieme ai 15 anni di Trust Index, l’Italia sembra non troppo giusta nel giudicare sé stessa e, scrive Passoni, “abbiamo bisogno di dare inizio a una nuova narrazione che, visti i risultati del Trust, dovrebbe essere più vicina all’area dell’ottimismo (come accade per l’Asia) che a quella del pragmatismo (Usa) o dello scetticismo (Europa nel suo complesso).

Prossimità è fiducia. Tra problemi urgenti e in un anno di crisi, la leadership crolla. Le persone di cui ci si fida sono quelle più vicine, i familiari e chi appartiene alle comunità locali (nonostante un calo di sette punti rispetto allo scorso anno) e, soprattutto il capo azienda (76%). Gli scienziati sono ancora ritenuti degni di fiducia nonostante perdano anche loro 7 punti rispetto allo scorso anno.

Il problema dei media. Qualcosa non sta andando per il verso giusto, nota Passoni. La fiducia nei confronti di tutte le fonti di informazione tocca livelli minimi, non una singola fonte viene ritenuta degna di fiducia, le testate giornalistiche sono considerate di parte e il 75% degli italiani crede che i media non stiano facendo granché bene in termini di oggettività e apartiticità. “Il problema è che la maggior parte delle persone semplicemente non sanno come gestire al meglio il consumo di informazione”, segnala Passoni.

Il ruolo dei CEO. A novembre 2020, quando è stata fatta le rilevazione, per il 65% degli italiani i CEO dovrebbero farsi avanti quando il governo non è in grado di risolvere i problemi sociali, per il 57% dovrebbero guidare il cambiamento e per il 55% dovrebbero essere responsabili non solo nei confronti dei CdA ma anche dell’opinione pubblica. Ma parlare non è sufficiente per essere credibili, prima bisogna agire, e tra le azioni che i CEO dovrebbero assumersi c’è anche quella di promuovere un’informazione più attendibile, abbracciare la sostenibilità e focalizzarsi su una visione a lungo termine più che sui profitti a breve.

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Prossimità vuol dire fiducia: le differenze dell’Italia nell’Edelman Trust Barometer 2021 ultima modifica: 2021-02-19T12:11:06+01:00 da Redazione

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