Secondo l’indagine di DataMediaHub le fanpage dei quotidiani, sia nativi digitali che non, si riducono a “una discarica di link”. Al top Il Giornale seguito da Fanpage, ma non scherza pure il Fatto Quotidiano
DataMediaHub ha approfondito uno spunto del report di Reuters Institute for the Study of Journalism e indagato l’utilizzo di Facebook da parte dei news brand italiani scoprendo che, di fatto, le fanpage dei quotidiani, pure player o declinazione digitale di testate cartacee, sono “una discarica di link”, nota Pier Luca Santoro, Marketing & Communication di DataMediaHub e consulente. L’indagine è stata svolta dal 27 settembre al 26 ottobre e i dati raccolti grazie alla suite Talkwalker e rivela un rapporto tra quotidiani e social che non sembra essersi evoluto nel corso degli anni.
Quantità senza qualità. “I newsbrand nostrani postano una quantità impressionante di contenuti sulle proprie fanpage”, nota Santoro. Al top Il Giornale con una media, nel periodo preso in esame, di ben 170,4 post al giorno, seguito da Fanpage con 109,3 post quotidiani e Il Fatto Quotidiano con 90,4. L’ipotesi – avanzata da Santoro analizzando il report di Reuters – che le fanpage fossero una discarica di link per generare traffico sul sito, con scarsa gestione della community e pochissimo dialogo con i lettori, è confermata anche dall’analisi dei commenti che esprimono prevalentemente un sentiment negativo e dalla ricorrenza di termini che mostrano la latitanza di moderazione da parte delle testate. Per Santoro è evidente che “non vi sia una gestione adeguata del social più popoloso del pianeta da parte delle fonti di informazioni esaminate”, una costante nel tempo che “diviene colpa grave all’approssimarsi della fine del 2018”.
Curatela editoriale. Dall’analisi risulta evidente che invece di impegnarsi nello studio e la comprensione degli interessi dei lettori si privilegia un approccio quantitativo – all’opposto di quanto stanno facendo all’estero testate come Le Monde o The Guardian che puntano sulla curatela editoriale – nel tentativo di battere l’algoritmo di Facebook e aumentare la reach, evidenzia l’analisi di DataMediaHub sottolineando come il Manifesto, quotidiano che in assoluto posta il minor numero di contenuti, ottenga il tasso di engagement superiore a chi posta a valanga.
Più che la disruption digitale, è la miopia dei vertici delle testate – aggiunge Santoro – che non investono sulla figura e il ruolo del social media editor “che il più delle volte è ‘a mezzo servizio’ dovendo continuare a svolgere anche il proprio lavoro da giornalista, e dunque inevitabilmente compresso, per usare un eufemismo, che di riflesso inficia negativamente la qualità del lavoro svolto” e che sembra non tenere in alcun conto il rischio che l’attrazione del pubblico inizi a essere molto prossima alla saturazione.
Approfondimenti. Il report approfondisce anche i risultati ognuna delle 20 testate monitorate analizzando così le specificità di ciascuna, sottolineando le strategie adottate nell’approccio al social con interessanti segnali semantici ricavati dai termini più ricorrenti nei commenti delle persone.
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