La pubblicità abbandoni il ‘noi’ per tornare a ‘io’ e rappresentare i bisogni degli individui, che non sono più quelli dell’emergenza
Con un nuovo ritmo quindicinale, e non più settimanale, il Nextplora Viewpoint torna a sondare il sentiment degli italiani dopo la ‘riapertura’. La rilevazione, condotta tra il 15 e il 17 maggio, segnala una situazione di maggiore ottimismo rispetto alle settimane precedenti, ma la preoccupazione per la condizione economica guida gli umori e con le nuove aperture cresce la paura di ammalarsi (+15 pp) e la sensibilità per la prevenzione (+8 pp).
“Non si torna indietro, la pandemia ha prodotto una violentissima discontinuità che imporrà un atto evolutivo, per molte aziende inaspettato”, sottolinea Andrea Giovenali, CEO di Nextplora.
Se, infatti, emerge l’intenzione di riprendere le proprie abitudini, gli effetti della crisi coronavirus sugli acquisti sono evidenti sulle modalità con cui si compra: 1/3 della popolazione ha incrementato il ricorso all’online, il 15% li aumenterà ulteriormente, il 41% dice che aumenterà la quantità di cose acquistate online e da queste nuove abitudini non si arretrerà, dice Giovenali, anche se il punto vendita fisico non ha perso importanza.
“La sfida tocca anche le aziende di marca, che spesso lavorano in modo intermediato e che dovranno muoversi verso nuove modalità di contatto diretto con i consumatori: questo momento di discontinuità dovrebbe essere colto per non indugiare e andare avanti, affrontando questa opportunità in modalità di cambiamento e sviluppo”. Però la sensazione è che molte aziende stiano ancora “con i motori imballati”, come paralizzate dalle molte incognite, condizione che dovrebbe stimolare ancor di più il ricorso alla ricerca di mercato.
Pubblicità: da ‘noi’ a ‘io’. Sembra anche il momento di tornare a investire: il focus sull’adv segnala una crescita dell’attribuzione alla pubblicità di un ruolo di sostegno all’economia (+7 pp) anche se rimane diffusa (51%) che le pubblicità ne stiano ‘approfittando’ per ottenere visibilità. Si modifica anche l’attesa nei confronti dello storytelling della pubblicità. “Una valenza di ottimismo e speranza sarà l’elemento caratterizzante del tone of voice della comunicazione dei prossimi anni”, che dovrà anche tornare a rappresentare i bisogni dei singoli, che non sono più quelli dell’emergenza: “l’advertising dopo tanto ‘noi’ ha bisogno di recuperare la dimensione individuale dell’io”, aggiunge Giovenali, magari meno ‘sentimentali’ (-5 pp) e più ‘sincere’ (+6 pp.).