L’uso efficace dei first party data porta notevoli vantaggi sia per il consumatore, sia per l’azienda, in uno scambio di valore bidirezionale: da un lato consente di fornire esperienze più rilevanti per il consumatore, dall’altro porta all’azienda risultati in termini di efficienza e ricavi
L’utilizzo responsabile dei first party data può determinare un aumento delle vendite e dei ricavi per le aziende, creando allo stesso tempo uno scambio di valore bidirezionale che si riflette su una migliorata e più personalizzata esperienza da parte dei clienti.
E’ quanto emerge dal nuovo report di Boston Consulting Group (BCG) commissionato da Google e presentato in occasione di IAB Interact.
Nove esperti di marketing su dieci affermano che i first party data sono importanti per i programmi di marketing digitale, tuttavia solo un terzo è efficace nell’avere accesso, nell’integrare e utilizzare i first party data. E ciò avviene nonostante il fatto che le aziende possano riscontrare un effettivo miglioramento del costo per azione (CPA) di oltre il 25%, grazie a una segmentazione efficace dei propri clienti esistenti.
Lo studio, realizzato attraverso oltre 70 interviste con aziende leader in sette mercati europei e in sette diversi settori, esamina le barriere che le aziende incontrano nell’accedere e nell’utilizzare i first party data. Allo stesso tempo si indagano i principali fattori di successo che consentono di creare valore per i consumatori e un vantaggio competitivo per i rispettivi business.
“Uno scambio di valori bidirezionale è al centro delle migliori pratiche relative all’utilizzo dei first party data: non solo l’azienda è in grado di offrire esperienze migliori ai propri clienti, ma a sua volta i clienti ricevono contenuti pertinenti e personalizzati, con offerte rilevanti e assistenza su misura”, ha affermato Shilpa Patel, Managing Director e Partner di BCG. “Per gli inserzionisti è fondamentale costruire e mantenere la fiducia dei consumatori al fine di poter continuare ad accedere a questi dati e creare valore per se stessi e per i propri clienti attraverso trasparenza e una buona stewardship dei dati”.
La ricerca globale sul livello di maturità del marketing digitale realizzato da BCG ha dimostrato che le aziende che collegano tutte le proprie fonti di first party data possono generare il doppio dei ricavi incrementali derivati da un singolo posizionamento pubblicitario o attività di comunicazione e migliorare di 1,5 volte l’efficienza in termini di costi rispetto alle aziende con integrazione dei dati limitata.
Solo circa il 30% delle aziende, quasi tutte considerate tra le più esperte dal punto di vista del marketing, utilizza pratiche avanzate come la single-customer view o il lifecycle marketing.
Una società automobilistica presente nello studio ha ottenuto un aumento dei ricavi del 27% grazie a una migliore segmentazione del proprio pubblico che differenzia i clienti nuovi da quelli già esistenti (retargeting, esclusione e look-alikes).
Secondo il report, sono tre le aree tecnologiche principali sulle quali le aziende si concentrano per ottenere vantaggi dai first party data:
• Unire i dati offline e online in un data warehouse centralizzato su cloud, per combinare i dati senza soluzione di continuità e approfondire la conoscenza dei propri clienti.
• Migliorare i valori di corrispondenza tra i set di dati, conducendo a una visione univoca del cliente grazie alla quale sia possibile fornire comunicazioni e incentivi pertinenti.
• Utilizzare modelli di misurazione o algoritmi proprietari per anticipare ciò che conta: fornire il messaggio giusto, al momento giusto, al cliente giusto, il che significa comunicazioni più utili per il cliente e un migliore ROI per l’azienda.
Esistono tre fattori organizzativi che sono fondamentali per utilizzare con successo i first party data:
• Avere una mentalità data-first in cui la responsabilità è fondamentale, dove governance e stewardship dei dati sono importanti e visibili all’interno di tutta l’organizzazione.
• Ciò include l’assunzione di nuovi ruoli executive come Chief Data Officer o DPO (Data Protection Officer, responsabile della protezione dei dati) per garantire la responsabilità nella gestione dei dati dei consumatori e per aiutare l’intera azienda a applicare tali dati, con l’obiettivo di creare un marketing più efficace e più utile per i consumatori.
• Portare in azienda competenze specialistiche (come data scientist e cloud engineer). Ciò consente alle aziende di concentrarsi su tecniche di marketing più sofisticate.
• Le partnership con partner tecnologici e di analisi sono comuni, nelle quali i team lavorano insieme per utilizzare gli strumenti e sfruttare al massimo la tecnologia disponibile.