Nel 53° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese emerge l’ampliamento della dieta mediatica degli italiani. Ma sullo sfondo, preoccupano l’incertezza, la disillusione, l’ansia e la “sindrome da stress post traumatico” che attanagliano i cittadini
A poche settimane dalla fine del decennio, la relazione del Censis sulla situazione del paese restituisce l’immagine di un’Italia sull’orlo di una crisi di nervi. Il 69% degli italiani guarda al futuro con incertezza, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista.
Davanti al welfare pubblico in crisi, ascensore sociale inceppato, al paradosso di una crescita dell’occupazione illusoria, che non crea ricchezzai, gli italiani hanno messo in atto stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro: poca o nulla pianificazione, l’aggrapparsi al contante, il nero. Una tattica che regge finché l’ansia riesce a trasformarsi in “furore di vivere”, ma logora i cittadini.
Il Censis parla proprio di stress esistenziale e di ‘sindrome da stress post traumatico’ che si traducono non solo in un aumento dell’utilizzo di psicofarmaci ma anche in sfiducia e pulsioni antidemocratiche.
Per quel che riguarda la sezione del rapporto riguardante i media, lo smartphone è il grande protagonista del decennio: è “l’icona della disintermediazione digitale” e, connettendo il 73,8% dei cittadini, ha permesso di superare il digital divide. Non solo tra gli under 30 (erano il 26,5% nel 2009 vs 86,3% del 2018) e tra i giovani adulti (30-44 anni) con una penetrazione del 90,3%, ma in quasi tutte le fasce d’età. Lo smartphone suscita anche comportamenti ossessivi: il 25,8% dei possessori dichiara di non uscire di casa senza il caricabatteria al seguito. Per il 50,9% controllare il telefono è il primo gesto al mattino o l’ultima attività della sera prima di andare a dormire.
Nel 2018 gli smartphone hanno superato i televisori. Nelle case degli italiani sono presenti 111,8 milioni di device, lo 0,5% in più rispetto al 2017 (600.000 in più), in media 4,6 per ogni famiglia. Gli smartphone sono 43,6 milioni rispetto a 42,3 milioni di televisori. E anche questi diventano smart: sono 6,5 milioni le smart tv e i dispositivi esterni collegati a internet per guardare programmi televisivi (+20,6% in un anno), con il 47,8% delle famiglie in cui vive almeno un minore che ne ha almeno uno. Anche l’8% delle famiglie over 65 anni dispone di una smart tv connessa.
Si amplia la dieta mediatica e cala il numero di coloro che fruiscono solo radio e tv tradizionale (erano il 26,4% nel 2009, sono ora il 17,9%). Stabile sul 35% la percentuale di chi ha una dieta completa che contempla tutti i principali media (audiovisivi, a stampa e digitali). Le diete mediatiche più complete sono appannaggio dei 30-44enni (41,5%), seguiti da chi ha tra i 45 e i 64 anni (39%), mentre i giovani under 30 si collocano, con il loro 34,4%, al di sotto del dato medio.
Il Censis ha inoltre collegato l’umore degli italiani ai canali utilizzati per informarsi. Gli ‘arrabbiati’ si informano tramite i telegiornali (il 66,6% rispetto al 65% medio), radio (il 22,8% rispetto al 20%) e quotidiani (il 16,7% rispetto al 14,8%). Tra chi controlla i social e posta continuamente, i ‘compulsivi’, troviamo punte superiori alla media sia di ottimisti (22,3%) che di pessimisti (24,3%). Per leggere le notizie scelgono Facebook (46%) come seconda fonte, poco lontano dai telegiornali (55,1%), e apprezzano i siti web di informazione (29,4%). Facebook (48,6%) raggiunge l’apice dell’attenzione tra gli utenti classificati come ‘esibizionisti’. Gli utenti ‘pragmatici’, che usano i social per contattare amici e conoscenti, si definiscono poco pessimisti (14,6%) e più disorientati (30,7%). Mentre gli utenti meno attivi, gli ‘spettatori’ che guardano post, foto e video degli altri, ma non intervengono mai, sono poco pessimisti (17,1%).
Migliora la connettività, con le 7 posizioni guadagnate dall’Italia nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società, dal 26° posto di due anni fa al 17°. Merito dell’avanzamento della rete 5G, della banda larga fissa disponibile per il 99,8% delle abitazioni, sopra la media Ue del 96,7%, anche se la banda larga è utilizzata dal 60,3% dei nuclei familiari italiani, mentre la media Ue è al 76,6%.