Secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano il mercato è ormai maturo ed è necessario fare sempre più attenzione ai servizi e all’analisi dei dati raccolti
Il boom del 2016, con una crescita del 40% rispetto al 2015, è in gran parte legato agli obblighi normativi sui contatori intelligenti (+34%) e alla diffusione delle auto connesse (+20%) che insieme valgono oltre la metà del fatturato IoT, ma anche senza gli effetti della normativa sullo smart metering, la crescita del 20% è di tutto rispetto.
I dati sono stati presentati venerdì scorso a Milano dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo l’Osservatorio, si tratta di un mercato ormai maturo che nel 2016 ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro e dove è necessario fare sempre più attenzione ai servizi e all’analisi dei dati raccolti.
Cresce il numero degli oggetti: in Italia sono già 14,1 milioni quelli connessi tramite rete cellulare (+37%), oltre quelli che sfruttano altre tecnologie di comunicazione, come PLC (Power Line Communication o radiofrequenza.”Nel 2016 abbiamo osservato importanti segni di maturità dell’Internet of Things in Italia: nuove reti di comunicazione ‘Low Power Wide Area’, maggiore offerta di soluzioni, crescita significativa del mercato”, spiega dice Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, aggiungendo però che è ormai “il momento di andare oltre il livello attuale di connessione degli oggetti per spostare l’attenzione verso i servizi”. Nel prossimo futuro, l’Osservatorio si attende un’ulteriore accelerazione del mercato IoT in diversi ambiti, tra cui in particolare smart metering, smart car, smart home e industrial IoT, quest’ultimo supportato dagli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0. Allo stato embrionale, ma da considerare con attenzione, il retail, con la possibilità di raccogliere moltissimi dati sul comportamento dei clienti all’interno del negozio, e la smart agriculture dove l’IoT offre opportunità nella tracciabilità dei prodotti e nella gestione delle attività agricole, soprattutto colture ad alto valore.
Smart city in ritardo: vale solo l’8% del totale e a eccezione di alcuni ambiti come il trasporto pubblico e l’illuminazione intelligente il potenziale delle città intelligenti è ancora bloccato.
Secondo l’Osservatorio, nonostante il 51% dei comuni medio-grandi abbia avviato almeno un progetto negli ultimi 3 anni, il 56% delle iniziative è ancora in fase sperimentale. Eccezioni positive Milano e Torino, mentre il resto è bloccato dalla scarsità delle risorse economiche e dalla mancanza di competenze adeguate malgrado i benefici economici e sociali dimostrati
I dati tra monetizzazione e privacy. La ricerca dell’Osservatorio ha raccolto informazioni su 53 progetti in Italia e all’estero in cui sono stati valorizzati i dati ottenuti dagli oggetti connessi: le strategie più diffuse sono relative all’ottimizzazione dei processi (75% dei progetti) e alla nuova generazione di prodotti/servizi (49%).
Segue la personalizzazione del prodotto/servizio (26%), mentre sono poco adottate, seppur interessanti in prospettiva, quelle relative alla monetizzazione diretta tramite vendita dei dati e all’advertising & commerce. Attenzione però: i consumatori sono restii a condividere i propri dati, a meno di ricevere in cambio vantaggi concreti.
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