Il 75% dei consumatori italiani ritiene i brand responsabili della qualità del contesto pubblicitario in cui appaiono i loro annunci. Ma per proteggere il brand le sole keyword non sono più sufficienti
Lo sostiene la ricerca ‘The Ripple Effect’ realizzata da Integral Ad Science in 10 paesi per misurare l’impatto che ha sulla percezione dei consumatori la qualità del contesto in cui gli annunci vengono pubblicati e che è l’ideale proseguimento dello studio ‘The Halo Effect’ condotto nel maggio dello scorso anno.
Per il 92% degli italiani è importante che l’annuncio di trovi in una pagina con contenuti di alta qualità e che sia rilevante a livello personale, mentre un contesto di bassa qualità e contenuti non sicuri peggiora la percezione dell’annuncio fino al punto di allontanare dal brand gran parte dei consumatori.
Nel confronto con gli atteggiamenti dei consumatori degli altri paesi, i francesi appaiono come i più infastiditi nel vedere un marchio apparire vicino a contenuti di bassa qualità o non sicuri (92%), seguiti da italiani (91%), britannici (88%), svedesi (86%) e tedeschi (83%).
Il 75% dei consumatori italiani ritiene i brand responsabili della qualità del contesto pubblicitario in cui appaiono i loro annunci, ma la tendenza è alquanto marcata anche in altri paesi, con tassi che vanno dal 61% del Canada all’86% dell’Indonesia.
Ma per proteggere il brand le sole keyword non sono più sufficienti, soprattutto in tempi complicati come questi.
“I brand oggi sono sempre più attenti all’erogazione di pubblicità verso tematiche affini e al danno che, al contrario, potrebbe derivare dall’essere associati a contenuti poco consoni. È fondamentale adottare una strategia di brand safety personalizzata, che esula dalle sole keyword per scegliere di essere presenti in contesti di qualità”, commenta Elisa Lupo, Managing Director di IAS in Italia, sottolineando come oggi grazie alla tecnologia semantica cognitiva sia possibile garantire un’erogazione efficace che considera non solo l’ambiente ma anche il sentiment del contesto in cui appariranno gli annunci. “È importante controllare ciò che è appropriato per i propri consumatori, senza precludersi la possibilità di ingaggiare un’audience in linea al proprio target su una determinata porzione di inventory che valutata solo a livello di keyword potrebbe risultare non safe”, aggiunge Lupo.