L’industria pubblicitaria francese e Afdas, operatore specializzato nella formazione delle competenze per la cultura, le industrie creative, i media e la comunicazione, con il sostegno del Ministero del Lavoro, hanno affidato alla società di ricerche Kuy Lab una ‘diagnosi’ dell’industria pubblicitaria e gli effetti sul lavoro della crisi sanitaria.
L’obiettivo è avere un quadro del settore, individuare le strategie messe in atto dalle aziende e proporre alcune azioni operative. La crisi è costata molto alle aziende del settore – agenzie creative e media e concessionarie – con un totale, fino a ora, di 4.500 posti di lavoro in meno e molta preoccupazione sull’anno appena iniziato.
Secondo la ricerca, il 67% dei dirigenti intervistati si dice “preoccupato” per il futuro della propria azienda e che l’industry nel suo complesso prevede un forte calo del fatturato per il primo trimestre 2021 (il 55% delle agenzie media, il 43% delle agenzie creative e il 39% delle concessionarie).
Per “proteggersi” il più possibile, la principale strategia attuata è stata la ricerca di nuovi clienti e contratti (64%), sviluppare nuove attività (43%), riorganizzare il business (30%). Sono state attivate anche le leve finanziarie: il 60% delle aziende ha fatto ricorso ad aiuti di Stato, il 57% ha chiesto un prestito garantito dallo Stato, il 39% ha ridotto il personale e il 27% ha tagliato le ore di lavoro.
Lo studio mostra che tutte le aziende hanno fatto ricorso, indipendentemente dalla loro dimensione o situazione economica – allo ‘chomage partiale’ e allo ‘chomage technique’, forme di indennità con una lontanissima parentela con la cassa integrazione italiana, e ai licenziamenti, visto che in Francia non sono stati bloccati. Secondo i modelli e le stime di Kuy Lab il settore pubblicitario avrebbe perso nell’ultimo anno 4.500 posti di lavoro: il 72% delle agenzie pubblicitarie ha licenziato e hanno perso il lavoro il 45% dei dipendenti under 30 e il 22% degli over 50.