Il cambio tra piattaforme sta trasformando ancora il modo in cui il pubblico si informa secondo il Digital News Report 2024

Cresce l’importanza delle piattaforme per l’accesso e la fruizione di news, e cambia anche la loro tipologia, sempre più video, mentre il panorama media italiano è in uno “stato di flusso” in cui la TV perde il suo primato e le testate native digitali sfidano i grandi nomi storici

Il Digital News Report 2024 del Reuters Institute for the Study of Journalism quest’anno arriva in un momento particolare, con quasi metà della popolazione mondiale chiamata a votare, mentre le guerre continuano, non solo in Ucraina e a Gaza.

Momenti tribolati, in cui un giornalismo affidabile, indipendente e accurato sembrerebbe più importante che mai e invece deve affrontare ogni giorno la sfida della disinformazione, la perdita di fiducia, gli attacchi della politica e tempi incerti per quanto riguarda i ricavi.

Una crisi, segnala il report, che non ha un’unica origine e si è costruita nel corso del tempo, ma in tanti casi deve il suo esacerbarsi all’accresciuto potere e alle mutate strategie delle big tech.

Molte di queste stanno mettendo in secondo o terzo piano le informazioni e le notizie politiche, altre hanno da sempre messo l’accento su intrattenimento e formati ingaggianti per trattenere più a lungo le persone sulle piattaforme con effetti non solo per l’industria dell’informazione, ma anche per la società. A questo si aggiunge il rapido avanzamento dell’IA, con la pletora di interfacce e chatbot che potrebbero ridurre ulteriormente il flusso di traffico verso i siti web e le app delle testate giornalistiche.

Qualche ricetta. Il report, basato quest’anno su un ampio sondaggio di 95mila persone realizzato da YouGov in 47 mercati, è una ricca fotografia della situazione, e include qualche consiglio – basato sulle abitudini informative delle persone – per gli editori.

In sintesi, la situazione vede un forte declino di Facebook come porta d’accesso alle news e una crescente dipendenza da altre alternative e un’altrettanto aumentata frammentazione delle piattaforme, per cui YouTube è usato dal 31% dei rispondenti per informarsi ogni settimana, WhatsApp dal 21% e TikTok con il 13% ha superato X (10%).

Per il report, gli editori si sono piegati troppo all’aggiornamento continuo di news anche poco importanti, invece di fornire prospettive diverse e ogni tanto qualche storia in grado di nutrire un grado minimo di ottimismo. Anche le politiche di abbonamento hanno poco successo: solo una media del 17% dice di pagare per accedere alle news online e il 41% però paga meno della metà del prezzo pieno.

Il video sta diventando sempre più importante fonte di news online, soprattutto tra i gruppi di età più giovani: il 66% del campione accede a video brevi, mentre il 51% è attratti da video più lunghi e le piattaforme restano ancora il luogo principale di fruizione con il 72% contro il 22% dei siti web degli editori.

Porta d’ingresso. Malgrado il cambio della guardia tra piattaforme, queste restano la principale porta d’ingresso per la maggioranza delle persone: solo il 22% identifica i siti web o l’app degli editori come il punto di partenza della sua informazione online, con un calo di 10 pp rispetto all’edizione del 2018. Solo pochissimi editori dei paesi nordici sono riusciti a tenere dritta la barra fino a ora, ma le generazioni più giovani di lettori hanno con essi una connessione decisamente più debole.

Polarizzazione. Per quanto riguarda le fonti cui le persone prestano più attenzione, il report rileva un focus in aumento per i commenti e i commentatori più partigiani, influencer e creator, soprattutto su YouTube e TikTok. Su Facebook e X, invece, resistono giornalisti e testate più tradizionali.

Vero e falso. La preoccupazione per ciò che è vero e ciò che è falso e come distinguerlo è cresciuta di 3 pp rispetto all’edizione precedente del report e il 59% dei rispondenti dice di essere coinvolto, con percentuali decisamente più alte in alcuni paesi. A questo di aggiunge il crescente abbraccio tra editoria e IA e il modo in cui quest’ultima potrebbe essere usata. La fiducia nell’informazione rimane stabile al 40% e non ha recuperato i 4 pp perduti durante la pandemia, mentre cresce la quota di chi cerca attivamente di evitare le news, ormai vicina al 40%.

La condizione dell’Italia è descritta dal report come in uno “stato di flusso”, una grande transizione tra ciò che era e ciò che ancora non è in cui spiccano la perdita di primato della TV e il fatto che stia diventando seria la sfida tra le testate native digitali e i grandi titoli storici. La TV rimane altamente popolare, ma sta perdendo il primato come fonte di informazione, un declino che passa dall’85% nel 2017 al 65% nel 2024 e dal fatto che solo il 50% dei 18-24enni usa la TV per informarsi settimanalmente.

Il mercato rimane altamente concentrato, la pubblicità online ha ormai superato quella raccolta dalle TV, ma non vale abbastanza per sostituire quella su carta degli editori tradizionali che generano solo una quota minore (15%) dei ricavi pubblicitari, contro l’85% concentrato nelle casse di Alphabet/Google and Meta/Facebook, accelerando ulteriormente una crisi strutturale.

Quanto a credibilità, dopo la prima posizione dell’agenzia di stampa ANSA con il 75% che si fida come fonte, in seconda si piazza Sky TG 24 con il 69% – che recupera la prima posizione sia tra gli under 35 che tra le testate informative TV – mentre Il Sole 24 Ore chiude il podio con il 67% di fiducia, mantenendo la prima posizione tra i quotidiani

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Il cambio tra piattaforme sta trasformando ancora il modo in cui il pubblico si informa secondo il Digital News Report 2024 ultima modifica: 2024-06-18T09:41:38+02:00 da Redazione

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