Il nuovo studio di Dentsu esplora come la Gen Z stia trasformando il panorama dei media
Un nuovo studio di Dentsu, dal titolo ‘The Gen Z Effect: Shaping the Year of Impact’, esplora come la generazione Z stia trasformando il panorama dei media.
Tra i dati principali che emergono: il 75% della Gen Z non guarda la live tv quotidianamente; entro il 2027 il 79% di tutta la spesa pubblicitaria sarà guidata da algoritmi; il 40% della Gen Z negli Stati Uniti cerca recensioni da influencer online.
A livello italiano, ci sono molte similitudini con i dati mondiali ma anche peculiarità degne di nota.
«Se infatti si conferma il tasso di adozione doppio dell’AI per la GenZ rispetto alla GenX – spiega Luca De Blasio, communication strategy director di Dentsu – si riscontrano degli scostamenti per quanto riguarda la disponibilità a fornire i propri dati per la personalizzazione di esperienze di comunicazione, soprattutto rispetto agli americani, sicuramente più abituati a tali condivisioni (43% USA vs 32% Italia). Bisogna anche sottolineare come ricevere messaggi calati sulle singole esigenze sia un punto chiave per tale Generazione, a prescindere dal paese di origine. Questa, dunque, sarà una sfida sempre più centrale del nostro mercato».

Per i giovani italiani, inoltre, si conferma anche l’estremo interesse, all’80% (+6pp vs media mondiale), per i contenuti legati alle proprie passioni e idoli, con il classico transfert di driver e valori emozionali, soprattutto quando l’endorser è un autentico fan del brand in questione.
«Tutto è naturale, sincero e non vi sono fastidi per gli utenti – prosegue De Blasio -. Infine, sebbene la percentuale di giovani italiani che effettuano acquisti online almeno una volta al mese sia simile a quella degli Stati Uniti (75% Italia vs. 79% USA), nel nostro paese è significativamente più alta la quota di acquirenti che si lascia guidare dalle recensioni e dai consigli degli influencer: quasi uno su due (36% in USA). La relazione marca consumatore, nonostante ciò che si è detto recentemente, continuerà a passare dai talent e dai creator, forse proprio a causa dell’incessante avanzata della tecnologia, come spinta uguale e contraria. A noi professionisti il compito di focalizzare l’attenzione sui nomi giusti, credibili e dalla forte equity, su coloro che possano dare nuovo valore ai brand e ai nostri partner».