Il 18° rapporto Censis sulla comunicazione conferma la crescita degli utenti di internet e social network e la crisi della carta stampata. Ma in termini di credibilità e affidabilità i mezzi tradizionali, con in testa la radio, staccano ancora di gran lunga web e piattaforme social
Crescono gli utenti di internet, stabile la fruizione della tv (grazie all’online) mentre prosegue la crisi della carta stampata e tornano a diminuire i lettori di libri. Ma in fatto di credibilità e affidabilità i mezzi tradizionali staccano ancora di gran lunga web e social network. E’ una fotografia in chiaroscuro quella scattata dal 18° rapporto Censis sulla comunicazione, promosso da Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Windtre.
I mezzi considerati più affidabili nell’ultimo anno – ha spiegato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis – “sono nell’ordine, radio, tv e carta stampata mentre all’ultimo posto ci sono i social network. Fare un forte ricorso ai media digitali non vuole dire attribuirgli un alto grado di credibilità”.
Fake news e censura. Prima con la pandemia, poi con la guerra scoppiata alle porte dell’Europa, si è posto il problema di decidere che cosa i media mainstream possono dire e che cosa no. Il 60,1% degli italiani ritiene legittimo il ricorso a una qualche forma di censura (in particolare, per il 29,4% non dovrebbero essere diffuse le fake news accertate, per il 15,7% le opinioni intenzionalmente manipolatorie e propagandistiche, per il 15,0% i pareri espressi da persone che non hanno le competenze per parlare). Al contrario, per il 39,9% non è mai giustificata alcuna forma di censura.
“Questo sulla censura è l’elemento meno atteso – ha detto il presidente del Censis Giuseppe De Rita – significa che le persone hanno bisogno di sicurezza”.
Parlando di numeri, nel 2022 la fruizione della televisione rimane pressoché stabile: la guarda complessivamente il 95,1% degli italiani. Ma la percentuale dell’utenza è il saldo tra la contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -3,9% rispetto al 2021), una lieve crescita della tv satellitare (+1,4%), il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv aumentano al 52,8% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di oggi (più di un terzo degli italiani).
La radio sempre più ibrida. La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,9% degli italiani, stabili da un anno all’altro. Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale si attesta al 48,0% di utenza (-0,8% rispetto al 2021), l’autoradio sale al 69,0% (4,6 punti percentuali in più, un incremento evidentemente legato alla cessazione delle limitazioni alla mobilità precedentemente imposte a causa dell’emergenza sanitaria), l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc è stabile al 20,4% e la fruizione del mezzo attraverso lo smartphone diventa sempre più rilevante: lo fa il 29,2% degli italiani (+5,4% in un anno).
Nuovi record per internet, smartphone e social network. Tra il 2021 e il 2022 si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88,0% di utenza, con una differenza positiva di 4,5 punti percentuali), mostrando una perfetta sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%). Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8% in un anno).
La carta stampata in crisi. Per i media a stampa, invece, si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 25,4% nel 2022 (con una differenza pari a -3,7% in un anno e a -41,6% in quindici anni). Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,6%) e dei mensili (-0,6%). Gli utenti dei quotidiani online invece aumentano al 33,0% degli italiani (+4,7% in un anno), un numero comunque inferiore a quanti utilizzano i siti web d’informazione generici (il 58,1%: +4,3%).
Pochi i lettori di libri e di e-book. Dopo un breve arresto dell’emorragia di lettori di libri osservato nel 2021, gli italiani che oggi leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale (-0,9% rispetto allo scorso anno e -16,9% rispetto al 2007). La flessione è parzialmente compensata dall’aumento dei lettori di e-book, pari oggi al 13,4% degli italiani (+2,3%).
Giovani: TikTok su, Twitter giù. Tra i giovani (14-29 anni) si registra un ulteriore passo in avanti nell’impiego delle piattaforme online. Il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Si osserva un forte incremento dei giovani utenti di TikTok (54,5%), Spotify (51,8%) e Telegram (37,2%). In flessione, invece, Facebook (51,4%) e Twitter (20,1%).
La spesa delle famiglie premia i dispositivi digitali. L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 (l’ultimo anno prima della grande crisi economica e finanziaria internazionale scoppiata nel 2008) e il 2021 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza ancora ritornare ai livelli antecedenti il 2008 (-8,0% in termini reali è il bilancio alla fine del 2021, con l’aggravamento dovuto alla pesante recessione del 2020), la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando il valore per quasi sette volte (+572,0% nell’intero periodo, per un ammontare prossimo ai 7,9 miliardi di euro nell’ultimo anno), quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori è più che raddoppiata (+138,9%), mentre i servizi di telefonia e di traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario (-20,7%, per un valore comunque pari a 14,7 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno). Infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo (-37,7% rispetto al 2007).