Stereotipi femminili, big data e investimenti pubblicitari, le nuove sfide del mondo dei media, l’impatto del web sulla vita quotidiana: sono i temi affrontati da Accenture in 4 diversi interventi al Festival della TV e dei nuovi media a Dogliani dal 2 al 5 maggio.
In occasione del Festival, la società di consulenza ha presentato i risultati di una ricerca condotta con Ovum sulla trasformazione del settore Media & Entertainment a livello mondiale con un focus sul contesto italiano. Entro il 2020, dice la ricerca, la crescita attesa del mercato globale TV / Video è pari a un tasso medio del 4%, con percentuali di incremento maggiori per i segmenti del Digital Video Advertising (+18% per YouTube) e degli OTT (+13% per Netflix), mentre l’andamento dei ricavi per TV lineare e pay-TV rimane sostanzialmente stabile.
Nuove modalità di consumo. Il settore TV/ Video in Italia è stimato da Accenture nel 2018 a quota 7,4 miliardi di dollari e in crescita con un tasso medio del 2,3% fino al 2022. Gli ultimi dati di bilancio disponibili (primi 9 mesi del 2018) delle principali aziende media italiane confermano un fatturato stagnante e una compressione dei margini.
Le nuove modalità di consumo – VOD, streaming, download, pay-per-view – stanno “divorando lo spazio della TV lineare, mentre si moltiplicano le tipologie di offerta a pagamento in una “rivoluzione” che secondo la ricerca “non ha ancora dispiegato i suoi effetti, ma che già mostrava a fine 2018 numeri interessanti”, con oltre 3,5 milioni di famiglie che fruivano della TV via internet e che nel 2020 sono proiettate a 8,5 milioni, con un tasso di crescita annuo del 25%. La ricerca fornisce anche molti dettagli sulla fruizione dei contenuti, sempre più da dispositivi mobili, spesso in contemporanea con altri dispositivi con un uso più integrato delle piattaforme.
La pubblicità è tollerata più che in passato: lo studio di Accenture dice che solo circa il 25% degli italiani sarebbe disposto a pagare per rimuovere gli spot dai servizi video in abbonamento, una percentuale inferiore a quella rilevata nel 2017, con una maggiore tolleranza da parte dei più giovani, il che apre nuove opportunità ai modelli tradizionali in abbonamento in aggiunta alla possibilità di migliorare l’UX degli spettatori con la personalizzazione dei servizi.
Ridefinire il servizio è la strategia chiave per vincere le sfide del futuro, accanto alle nuove tecnologie. La ricerca sottolinea come l’innovazione in ambito media sia percepita come nuove funzionalità relative ai prodotti, ma in realtà si dovrebbe tradurre in una ridefinizione del servizio e dell’esperienza utente attraverso la personalizzazione.
“I player che stanno avendo successo nella Industry dei media sono quelli in grado di creare relazioni forti con i propri consumatori, capitalizzando su ciascuna di queste relazioni con offerte di prodotti personalizzati, che tengono conto dei feedback dei consumatori. I clienti più soddisfatti e coinvolti contribuiranno poi, a loro volta, a creare engagement verso altre persone. Ottimizzare l’engagement dei clienti in ogni punto di contatto del customer journey può accrescere le entrate fino al 5% e ridurre i costi operativi del 30%”, ha commentato Vittorio Micheli, Media Industry Lead di Accenture.
Ma i media oggi sembrano guardare più a KPI di breve termine che al valore del cliente lungo tutto il suo ciclo di vita, con i risultato di ottenere poche entrare e un alto tasso di abbandono, invece di adottare un approccio consumer-centrico e data-driven in cui l’AI rappresenta un fattore chiave per trovare nuovi e più efficaci insight.