Il report di Mindshare UK ‘Humanity in the Machine’ indaga il percepito delle persone riguardo ai chatbot
Secondo il report pubblicato recentemente da Mindshare UK i chatbot non faranno fatica ad inserirsi nella routine delle persone.
La percezione è sostanzialmente positiva, fondamentale però è progettarli con criterio. Realizzata in collaborazione con la Goldsmiths University di Londra si basa su dati estratti da altre ricerche più una condotta appositamente su un campione di 1000 utenti di smartphone britannici tra i 18 e i 65 anni.
Dallo studio emerge come sia ben accetto l’interlocutore virtuale, ovvero un software di intelligenza artificiale programmato per rispondere attraverso il linguaggio naturale e interfacce come mobile e social. Anzi, decisamente nel caso di operazioni bancarie nelle quali si devono comunicare dati riservati. In questo caso il chatbot sarebbe, secondo il campione, più meritevole di fiducia di un essere umano.
Lo studio, intitolato ‘Humanity in the Machine’, segnala che per il 63% non è un problema relazionarsi con un’azienda tramite il chatbot. Viene ritenuto utile in particolare quando bisogna recuperare una password o bisogna condurre una transazione. Tuttavia se la domanda fosse troppo complicata da capire per una macchina, il 79% vorrebbe essere informato della possibilità di poter continuare la procedura parlando con una persona.
CINQUE SUGGERIMENTI PER CREARNE UNO
Completano lo studio alcuni suggerimenti di Mindshare per creare un chatbot che funzioni come si deve.
1) Definire il ruolo del chatbot.
2) Focalizzarsi sulla costruzione della fiducia.
3) Allineare il suo tono di voce con quello della categoria e del brand.
4) Far sì che le persone lo considerino un umano.
5) Costruirlo in modo che si possa migliorare continuamente.
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Non solo bot che lavorano e che vendono.
GE ne usa uno per mettere alla prova le conoscenze scientifiche dei fan
News Corp Australia per dare lezioni di storia
In occasione dell’Emoji Day del 17 luglio GE ha creato un chatbot su Messenger (una scienziata chiamata Dot) che ha messo alla prova i fan con un quiz: bisognava decodificare frasi e termini scientifici rappresentati con le emoji.
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