Secondo Nicola Neri, ceo di Ipsos, per quante incertezze abbiano i brand, le persone da loro si aspettano qualcosa, un aiuto nella vita quotidiana adattando prodotti e servizi e una comunicazione trasparente
Dal primo approfondimento, il 19 febbraio, sull’impatto del coronavirus su mercati ed economia globale, all’ultimo il 30 marzo per analizzare la ‘resistenza creativa’ dei brand e i loro partner di comunicazione, Ipsos ha iniziato il 2020 con un forte investimento per raccogliere informazioni sulle paure e le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria.
“Un’enorme mole di lavoro a livello globale per raccogliere spunti e restituirli ai clienti”, dice Nicola Neri, CEO di Ipsos. Un lavoro che non solo è stato condiviso con tutto il network mondiale, visto che l’Italia – sfortunatamente – è arrivata prima degli altri, seppure dopo la Cina, ma che da oggi viene anche tradotto in una serie di webinar da 30’ intitolata ‘The Signals: perché in un mondo incerto i dati contano’. Dalla situazione dell’Italia alla customer experience, l’istituto di ricerche vuole aiutare i propri clienti a orientarsi e comprendere meglio segnali e dinamiche in gioco.
Come si sono mosse le aziende. “Non c’è un modello unico, aziende diverse hanno scelto modalità differenti per affrontare la situazione, ma in generale c’è stato un senso di spiazzamento perché ci si attendeva un 2020 tutto sommato positivo, anche se non eclatante. Ognuno ha reagito secondo priorità e sensibilità diverse: ci sono aziende che hanno fermato tutto, dalla comunicazione alle ricerche strategiche, c’è chi si è messo al riparo dal punto di vista industriale assumendo una posizione in difesa, chi ha fatto scelte coraggiose, positive e propositive, non fermandosi. Fermare tutto è forse il comportamento che mi lascia più perplesso: i nostri webinar sono fatti per stimolare una riflessione su tutto quello che stiamo vivendo e le tracce che resteranno e che ci porteremo dietro a lungo”, spiega Neri, sottolineando il balzo in avanti fatto sul piano della digitalizzazione e tutte le conseguenze future che ne verranno, dai trasporti alla scelta dei canali d’acquisto.
I brand. “La domanda che ci è stata posta di più da parte dei clienti è stata ‘cosa ci consigliate di fare’”, aggiunge Neri sottolineando che per quante incertezze abbiano i brand le persone da loro si aspettano qualcosa, un aiuto nella vita quotidiana adattando prodotti e servizi e una comunicazione trasparente.
Nuove abitudini. “I processi di scelta si dovranno adattare a nuove abitudini, ne vedremo i riflessi nei canali che useremo per fare la spesa, nelle scelte che faremo per muoverci, nei brand: per ora non c’è alcuna risposta, l’importante è cominciare a farsi le domande, perché da questa emergenza nasceranno comportamenti nuovi”. L’impatto, aggiunge Neri, si vedrà di più nei prossimi mesi, anche se quello nel breve si è già visto, in negativo, ma “condividere le esperienze è una delle cose positive che potremmo portarci dietro da questa emergenza”.