“In un mondo in bilico tra verità e post verità, fatti e fatti alternativi, notizie e fake news, occorre dare risposte serie e sostenibili al bisogno di informazione. Una prima risposta ai problemi per l’informazione legati allo sviluppo digitale è un’editoria giornalistica basata sull’algoritmo della credibilità, in un circolo virtuoso di professionalità, autorevolezza, fiducia”. Così Maurizio Costa, Presidente degli editori, al dibattito “Dalle black box alle legal box: digitale tra ambiguità e responsabilità”. organizzato dalla Fieg.
Anche il mondo delle imprese e degli investitori pubblicitari era presente con Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di UPA. ”Internet è una grande opportunità: gli investimenti pubblicitari sul web rappresentano il 25% del totale, 2 miliardi su 8 complessivi. Ma nasconde anche delle insidie: l’indebolimento dei corpi intermedi: la politica, le associazioni, le stesse ‘marche’. Se viene meno la credibilità delle marche in questa entropia comunicativa dove non si distingue più il vero dal falso, questo è un problema. Ma anche l’assenza di trasparenza, la mancanza di una informazione veritiera e corretta che in realtà costituirebbe un diritto garantito dallo stesso articolo 21 della Costituzione dove si afferma non solo il diritto alla libertà di informare, ma anche quello di essere informati. E poi l’anonimato in Rete, l’assenza di responsabilità di chi vi opera”.
La proposta di Sassoli? “Una Authority europea che si faccia carico di normare il mercato ed inoltre una autoregolamentazione per gli operatori della Rete con la supervisione di un organismo terzo che agisca su tutti i mezzi di comunicazione e che tutelerebbe, in questo caso i lettori e i cittadini, analogamente come fa l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria in difesa dei consumatori”.
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