Durante l’incontro di Sir Martin Sorrell con lo scrittore Ken Auletta, autore del libro ‘Frenemies’, l’ex ceo di WPP ha decisamente negato le accuse riportate dalla stampa. E tra un no comment e l’altro ha esposto le sue opinioni sul futuro del settore
L’elefante nella stanza è troppo grosso per ignorarlo, del resto la sala Lumière, la più grande del Palais des Festivals, è stracolma e la gente aspetta solo che Sir Martin Sorrell – intervistato dallo scrittore Ken Auletta – dica la sua riguardo la fuoriuscita da WPP, le notizie riportate dal WSJ ed FT riguardo le presunte cause (bullismo nei confronti dei collaboratori e aver pagato prostitute con soldi dell’azienda) e nuovi indizi sulla sua nuova attività, S4 Capital.
Riguardo il rapporto con gli ex colleghi e lo staff di WPP ha detto che “lavorare con me non è facile, sono molto esigente ma penso che queste accuse siano ingiuste”, rilevando la reticenza della sua ex azienda a indagare riguardo la fuoriuscita delle notizie.
Riguardo l’aspetto più boccaccesco della vicenda, “nega strenuamente” l’uso improprio di denaro e di essere stato con prostitute.
Tra un no comment e l’altro per non infrangere l’accordo di non-disclosure con WPP, Sorrell ha poi delineato la visione sul mercato della pubblicità. «Le holding continueranno a sopravvivere e a prosperare. Bisogna vedere però se saranno ancora 6. Dovranno modificare la loro offerta. Dal punto di vista dei clienti le agenzie non sono particolarmente diverse l’una dall’altra, un consolidamento è inevitabile».
Quanto ai modelli di business delle diverse holding company, Sorrell apprezza più di tutti quello di Dentsu che, dice “ha il posizionamento migliore”, giudica quello di IGP come il più integrato, Havas il più orizzontale, Omnicom forse il meno integrato, ma di sicuro il più indipendente, mentre Publicis ha in questo momento “una strategia molto precisa, che sta funzionando bene nell’acquisizione di nuovi clienti, resta da vedere se e quanto valore aggiunto porterà loro”. E WPP? Per Sorrell dovrebbe semplificare la sua struttura verticale, focalizzarsi sui clienti e dare più autonomia a singoli paesi.
Se l’integrazione rimane la strategia vincente, altrettanta fortuna non ha avuto il termine ‘orizzontalità’ coniato dallo stesso Sorrell, che ha commentato come “obliterato” lui da WPP sia sparita anche questa parola.
Il modello di pubblicità più interessante è oggi quello dell’’advertainment’ e il gruppo che lo presidia meglio è Havas grazie all’integrazione con Vivendi. I confini stanno sfumando sempre di più, del resto – oltre alle grandi piattaforme Google e Facebook e Amazon, le società di consulenza e le agenzie create dai produttori di contenuti – l’ami-nemico per eccellenza è il pubblico che non vuole più essere interrotto, aggiunge Auletta.
Riguardo alla nuova avventura imprenditoriale battezzata S4 Capital, focalizzata su dati, tecnologie e contenuti, Sorrell dice che è “una nocciolina in confronto con Wpp e le altre holding. Però certe persone sono allergiche alle noccioline”, battuta funzionale a introdurre alcune caratteristiche che potrebbero disturbare le società più strutturate. «I clienti vogliono partner più veloci, meno costosi, globali ma allo stesso tempo presenti a livello locale e in taluni casi anche all’interno dell’azienda. S4 Capital sarà una società di marketing per una nuova era, focalizzata sul digitale, sulle aree che danno maggiori opportunità di crescita e piattaforme flessibili e veloci che offrono ciò che il cliente vuole”.