Il testo interviene sul tax credit per giornali e tv/radio locali e sugli obblighi di programmazione e investimento previsti in precedenza per le televisioni
Approvato in Senato in via definitiva con 139 voti favorevoli e 109 astenuti il decreto Cultura. Diverse le misure previste dal testo che, oltre al mondo dello spettacolo e della lirica in particolare, riguardono anche editoria, broadcaster e investimenti pubblicitari.
Il decreto promosso dal ministro Alberto Bonisoli (art. 3-bis DL n. 59/2019) trasforma in strutturali i finanziamenti per il credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali per stampa quotidiana e periodica e per tv e radio locali. La norma assicura la copertura quindi per il 2019 del 75% del valore incrementale degli investimenti pubblicitari di un’impresa. Salta dunque la quota del 90% inizialmente dedicata a microimprese e pmi. Il tetto di spesa sara’ poi stabilito annualmente da un decreto della Presidenza del consiglio dei ministri. La copertura e’ affidata al Fondo per il pluralismo e l’informazione.
La scadenza per le domande di accesso all’incentivo viene rinviata, solamente per quest’anno, al 31 ottobre. Dal prossimo anno il periodoper l’invio delle comunicazioni tornerà ad essere quello precedente, dal 1° ed il 31 marzo.
L’accesso al bonus pubblicità è subordinato ad un incremento di almeno l’1% degli investimenti effettuati sugli stessi media nell’anno precedente. Per determinare l’incremento dell’investimento si prenderà come riferimento il totale degli investimenti effettuati rispetto a quelli dell’anno precedente.
Cambiano poi gli obblighi di programmazione e di investimento per la promozione delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi lineari e non lineari. Ed e’ stata prorogata l’applicazione della nuova disciplina dal 1° luglio 2019 al 1° gennaio 2020.
Di fatto rimangono confermate le variazioni introdotte dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale a luglio che blocca gli aumenti di quote obbligatorie di programmazione e investimento sulle opere europee per i broadcaster italiani previste dal decreto Franceschini 2017.
L’obbligo di programmazione di “opere cinematografiche e audiovisive di finzione, di animazione, documentari originali di espressione originale italiana, ovunque prodotte” resta solo per Rai, che dovrà riservare tra le 18 e 23 almeno il 12% del tempo di diffusione a tali titoli. Inoltre, “almeno un quarto di tale quota è riservata a opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte”.
Attualmente l’obbligo di investimento in opere audiovisive europee recenti, prodotte da produttori indipendenti, è fissato al 20% degli introiti netti annui in Italia per gli operatori privati. Il dl abbassa questa soglia al 15% e al 12,5% una volta che l’Agcom abbia emanato il decreto attuativo. Lo stesso regolamento dell’Autorità potrà innalzare la soglia di investimento fino al 20%. L’aumento dell’obbligo di investimento scatterà in caso di mancato stabilimento di una sede operativa in Italia e l’impiego di un numero di dipendenti inferiore a 20 unità (aumento dell’aliquota base fino al 3%); o in caso di mancato riconoscimento in capo ai produttori indipendenti di una quota di diritti secondari proporzionale all’apporto finanziario del produttore all’opera in relazione alla quale è effettuato l’investimento, o l’adozione di modelli contrattuali da cui derivi un ruolo meramente esecutivo dei produttori indipendenti (aumento dell’aliquota fino al 4,5%).
Diminuiti anche gli obblighi di investimento in opere europee dedicati ai servizi di media audiovisivi lineari. Eliminati i programmati aumenti degli obblighi di programmazione, per i fornitori di servizi di media audiovisivi lineari, riservati alle opere europee.
Cresce, invece, dal 10 al 15% la soglia massima consentita, relativa al mancato raggiungimento degli obblighi di programmazione e di investimento per le televisioni e le tv on demand, che comunque dovrà essere recuperata nell’anno successivo. In caso di mancato recupero della percentuale mancante al raggiungimento della soglia prevista per legge, la bozza di decreto prevede che le risorse derivanti dalle sanzioni irrogate finiranno nel Fondo per il cinema e l’audiovisivo.
L’articolo 3 del DL Cultura, comma 4-bis, inserisce – infine – prodotti dell’editoria audiovisiva fra quelli che possono essere acquistati dai soggetti che compiono 18 anni nel 2019 tramite la c.d. Card cultura.