Volano i social network con un +46%. L’istituto di ricerca fornisce per la prima volta una stima che comprende anche la porzione di investimenti non rilevati mensilmente (search + social)
Nel 2015 la raccolta pubblicitaria complessiva sul web in Italia supererà i 2 miliardi, più precisamente 2,1 miliardi di euro, coprendo il 26,5% del totale degli investimenti. L’incremento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2014 (era 24,8%) sarà tra i fattori di traino verso una chiusura a +1,5% (7,9 miliardi rispetto ai 7,8 dello scorso anno) e del solo web a +8,4%. Lo stima Nielsen sulla base degli ultimi dati della survey annuale condotta su un campione rappresentativo del mercato italiano della pubblicità di circa 800 aziende investitrici, fornendo un dettaglio informativo inedito sul panorama del web advertising, compresa la porzione di investimenti pubblicitari online non rilevati mensilmente.
Oltre i 2/3 dell’investimento nel digital si dividono tra i segmenti display (principalmente banner) e search (parole chiave sponsorizzate sui motori di ricerca): entrambi questi web channel registrano una quota in leggera diminuzione nel 2015 rispetto allo scorso anno, in favore del video e del social advertising che, secondo le stime di Nielsen, arriveranno a coprire rispettivamente il 17% e 11% di quota sul totale degli investimenti online. La quota del canale directory (micro inserzioni in categorie web tematiche) scenderà al 7% dopo un 2014 in cui si attestava al 9%.
A livello di crescita del valore dell’investimento per il 2015, video e social registrano incrementi a due cifre, rispettivamente del +16% e +46%. Più contenuti il display, +2%, e il search, +7%. In calo le directories: -8% nel 2015.
TOP SPENDER DISTRIBUZIONE E AUTOMOTIVE
Relativamente ai macro settori, le aziende del settore Persona investono il 39% del proprio budget sul mezzo internet. Ampi margini di crescita per il Largo Consumo, che ancora si attesta a meno del 10% in termini di quota. Al suo interno, però, si registra una buona performance del video advertising, che raccoglie il 25% degli investimenti totali del macrosettore sul web. Tale quota si differenzia molto tra alto spendenti (oltre i 10 milioni di investimenti all’anno) dove si attesta al 21% e basso spendenti (meno 500.000 € anno) per i quali scende al 15%.
I settori Distribuzione e Automobili sono quelli che destinano al digital advertising le quote più elevate rispetto alla media del mercato, rispettivamente 53% e 41%, seppur con differenze al loro interno in termini di canali web: nel primo caso, il 70% del budget è rivolto a display e directories, per l’Automotive questa stessa porzione di budget è investita in search e video.
“In aggiunta al prevedibile successo dei social – ha dichiarato Alberto Dal Sasso, AIS Business Director di Nielsen – dalla survey emerge che una quota di circa ¼ degli investimenti è destinata al mobile: si tratta di un dato interessante se letto in relazione al fatto che circa la metà delle aziende intervistate dichiara di aver sviluppato una app per il proprio business. Senza dimenticare gli ampi margini di crescita dell’innovativo programmatic buying”.
La Digital Survey di Nielsen è stata effettuata intervistando i responsabili del budget pubblicitario all’interno delle circa 800 aziende coinvolte. Il campione è stato opportunamente stratificato per poter analizzare verticalmente i dati per macro settore e fascia di investimento. Inoltre, la survey offre una panoramica sui risultati degli 8 top settori del digital (Automobili, Alimentari, Abbigliamento, Finanza, Distribuzione, Pharma, Telecomunicazioni, Turismo/Viaggi), oltre che un’analisi specifica dei driver tipici del mezzo web, come social, video, programmatic buying, mobile e app.
“La survey strutturata – conclude Dal Sasso – è uno strumento classico di ricerca che, anche riguardo al completo panorama del web advertsing, ha rivelato tutta la sua efficacia nel cogliere le tendenze dei fenomeni che indaga. Nielsen, nel suo percorso verso il digital, ha voluto offrire agli operatori un ulteriore punto di riferimento sull’evoluzione della comunicazione online, dando voce alle aziende stesse e iniziando ad analizzare le differenziazioni tra i settori nella scelta del mix in termini di canali su cui investire”.