La seconda giornata dello IAB Forum si è concentrata su startup, venture capitalist e innovazione in Italia
“La contaminazione è stata la cosa più bella di questo IAB forum, siamo un’industry che cresce ma sappiamo essere anche attraenti e questo ci serve per attirare talenti”. Carlo Noseda, presidente IAB, ha chiuso così l’edizione 2014 di IAB Forum, al termine della seconda giornata di lavori in cui si è parlato di ecosistema delle start up con Andrea Rangone, di come i venture capitalist possano sostenere l’internet italiana, di terza rivoluzione industriale con Chris Anderson, della forza di idee e contenuti raccontata con semplicità disarmante da Pif, e di cosa manchi all’Italia per intercettare l’innovazione.
Raddoppiano le start up innovative
La buona notizia è che nell’ultimo anno le start up innovative in Italia sono raddoppiate, passando da 1.227 a 2.716, la cattiva è che i fondi a disposizione sono invece diminuiti, dai 129 milioni del 2013 ai 110 di quest’anno, valori assoluti per altro comunque bassi e che collocano l’Italia molto indietro rispetto a Paesi come la Germania e la Francia, che investono otto volte di più.
Questi e altri dati (scarica la presentazione) sono stati presentati e commentati da Andrea Rangone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Start Up della School of Management del Politecnico di Milano, con Stefano Portu, consigliere IAB e co-founder e co-CEO di DoveConviene.
Gli startupper italiani possono però contare sulla crescita degli investimenti fatti da investitori non istituzionali che ormai pesano quasi per il 50%. Soldi che però vanno soprattutto a chi ha un percorso professionale consolidato: secondo la ricerca presentata da Rangone, chi fa start up in Italia proviene in gran parte dal marketing e ha più di 40 anni.
Il mondo internet, comunque, comincia a essere più “rispettato” anche in Italia, come hanno confermato tre dei principali venture capitalist italiani, ovvero Andrea Di Camillo (P101), Fausto Boni (360° Capital Partners) e Massimiliano Magrini (United Ventures), per i quali le start up italiane dovrebbero avere ambizioni globali e non limitarsi a un orizzonte esclusivamente nazionale.
Chris Anderson: ispirato da Arduino
Arduino ha ispirato Chris Anderson che nella micro-scheda elettronica ha trovato ottime ragioni per cambiare mestiere, lasciando la direzione di Wired US per dedicarsi alla robotica e al movimento dei makers. Per Anderson ormai la terza rivoluzione industriale non è più teoria, ma una realtà che sta decollando e si sta democratizzando grazie a crowdfunding e stampanti 3D. “Oggi, se hai un’idea puoi produrtela con poco, le barriere all’ingresso non sono più insormontabili”, ha detto Anderson soffermandosi su una mappa di Makerspace (vedi slide) che mostra quanto l’Italia sia affollata di maker perché per Anderson è qui che è iniziato tutto, con Arduino, appunto, Slic3R e il gusto per la bellezza espresso dal nostro design.
Scarica la presentazione di Chris Anderson
Start-up, istruzioni per il successo
Andare all’estero, perché il mercato italiano è troppo piccolo per permetterti di crescere, non prendere rischi eccessivi, almeno non troppo spesso, adeguarsi in fretta ai passaggi di tecnologia, seguire gli interessi personali perché anche nei settori meno ‘disruptive’ ci sono opportunità: queste le esperienze che Mauro Del Rio, chairman e founder di Buongiorno SpA, ha condiviso dal palco di IAB Forum.
Per Carlo Giordano, AD di immobiliare.it, il successo della sua impresa sta nel fatto che ha “guardato il mondo immobiliare dal punto di vista del consumatore; il principale errore che una start up possa commettere è “pensare che il successo sia legato solo al ROI, invece bisogna continuare a ragionare come una start up”; usare la tecnologia per facilitare la vita degli altri: “penso a un wearable in grado di segnalare, mentre cammini per strada, la casa con le caratteristiche che stai cercando”.
L’innovazione in Italia
Se Chris Anderson ha ragionato di passato e futuro, Massimo Russo, direttore di Wired Italia, e Antonio Bosio, Head of Product & Solution di Samsung, hanno dialogato con Marco Montemagno su temi e trend che hanno impatto sul business oggi, non tra 50 anni.
Per Russo, oggi sono “la manifattura additiva abilitata dalle stampanti 3D; i big data, per chi li sa utilizzare come succede a Berlino dove vengono usati per la progettazione urbanistica; l’intelligenza artificiale; l’internet delle cose e il fatto stesso che tute insieme mescolandosi tra loro aumentano il livello di accelerazione”.
Ma sono anche le aziende italiane che sfondano in settori innovativi, come Cobra Automotive Technologies di Varese acquisita da Vodafone per 145 milioni, o Telit passata dall’orlo del fallimento nel 2008 all’essere oggi uno dei tre maggiori produttori mondiali m2m (machine-to-machine). E, soprattutto, l’incrocio tra design e innovazione che sta iniziando a contaminare il mondo della manifattura italiana. “L’Italia è messa bene quanto a mix di tecnologia e design, bisogna solo decidere se questo treno lo vogliamo prendere o no”, ha sottolineato Russo.
Per Bosio sono, ovviamente, i dispositivi connessi. “Ci concentriamo su quelli che si interfacciano con l’utente, per consolidare nuove tecnologie e renderle accessibili al giusto prezzo”, ha detto Bosio annunciando per il 2017 display curvi, flessibili e che non si rompono se cadono, e batterie flessibili in grado di adattarsi alla forma del prodotto senza più condizionarla, come accade oggi.
Per Bosio i temi più caldi oggi sono i wearable che sfumano il confine tra elettronica di consumo e medicina e l’internet delle cose.
La contaminazione disarmante di Pif
Digitale a sua insaputa, disarmante nella sua semplicità, l’intervento di Pif – con tanta pubblicità TIM – ha chiuso la sessione plenaria di IAB Forum portando un punto di vista più da utente che da addetto ai lavori.
Il regista e autore ha molto cazzeggiato – “se non avrò figli, mi resterà pur sempre il mio MacBook Air” -, fornito la sua ricetta per creare contenuti accattivanti – “siate brevi e parlate solo se avete qualcosa da dire, quando scrivo non strizzo l’occhio a nessuno, in questo momento ho fortuna perché son capace di dire cose che interessano gli altri, ma so che non sarà per sempre” –, posto qualche seria domanda sulle nuove star di YouTube – “quelle che erano al top erano state già dimenticate nel tempo di preparare un servizio per ‘Il Testimone’” –, sulle differenze di linguaggio tra TV e rete e sulle dimensioni che si danno al successo – “contano di più un migliaio di tweet o un paio di milioni di audience televisive?” – e anticipato il nuovo progetto a cui sta lavorando, un racconto delle stragi di mafia attraverso la realtà aumentata che farà ‘parlare’ le lapidi che punteggiano Palermo, prima di concedersi a un mega-selfie collettivo.