Casi concreti, ancora, non ne esistono, ma gli sgravi fiscali previsti per produttori e distributori del settore cine-audiovisivo potrebbero diventare un ‘acceleratore’ per lo sviluppo del branded entertainment che si appresta a chiudere il 2019 a quota 506 milioni di investimenti, in crescita del +14% sull’anno precedente
Al tema è stato dedicato, venerdì scorso, un appuntamento all’interno del ciclo di incontri organizzati da OBE Academy per i professionisti del settore. “Quello del branded entertainment è un mercato complesso all’interno del quale attivare certe leve può renderci più competitivi”, ha spiegato Laura Corbetta, presidente OBE oltre che CEO e founder di YAM112003.
Nel caso delle produzioni cinema e audiovisive, il credito fiscale vale, con aliquote dal 15% al 30%, solo per i produttori – anche nella fase di sviluppo dello script, fino a un limite massimo di 300mila euro, per i costi sostenuti – che siano parte attiva e titolari di diritti, anche secondari. Le opere eleggibili hanno precisi confini, sia di contenuto che di durata e qualità produttiva, che escludono tutto il mondo dell’entertainment TV.
“La strada è tutta da costruire, perché non esistono precedenti di branded entertainment”, ha spiegato l’avvocato Cristiana Massaro, sottolineando però come per molti produttori il credito fiscale, che esiste dal 2009, dal 2014 rappresenti ormai la prima voce per coprire i costi di una produzione e sia anche alla base dell’aumento – anche qualitativo – delle produzioni TV: tra gli esempi citati, quelli di ‘The Young Pope’ e di ‘L’amica geniale’.
Tradurre però le esperienza in fatto di tax credit di cinema e TV nel branded entertainment non è semplice: bisogna trovare forme più evolute che non siano i talent – gli esempi, all’estero non mancano e, secondo Corbetta, sono tanti i brand italiani che potrebbero raccontarsi in una forma più documentaria e meno commerciale – e lavorare sulla filiera della comunicazione, per evitare scompensi tra i soggetti che da sempre accompagnano il brand in comunicazione.
Fare cultura e diffondere la conoscenza di questi strumenti presso i brand è l’obiettivo del tavolo di lavoro OBE Legal Hub che intende anche mettere a punto con il Mibact linee guida che mettano al sicuro l’eleggibilità al credito fiscale dei progetti di branded entertainment e di OBE più in generale.
Per questo, l’associazione ha promosso la realizzazione di un Libro Bianco in collaborazione con il Centro di ricerca sulla televisione e l’audiovisivo dell’Università Cattolica sulle differenze tra branded entertainment e branded content e il prossimo anno lavorerà per coinvolgere sempre più direttamente le aziende e diffondere la cultura del branded entertainment sottolineandone soprattutto la valenza strategica e l’importanza di una visione di medio periodo.
Proprio per fare cultura, il prossimo anno i 48 associati OBE potranno ‘regalare’ un anno di associazione (costo: 3.800 euro) a un brand inserzionista; inoltre, l’associazione lavorerà con UPA – “con cui c’è stato un incontro di grande apertura”, dice Corbetta – sui KPI del branded entertainment e la formazione e con Nielsen con cui sono stati avviati contatti per certificare gli investimenti in branded entertainment. La stima di chiusura del 2019 è a quota 506 milioni di euro, in crescita del +14% sul 2018.