Per l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano la corsa all’identità digitale rischia di fermarsi con il progressivo ritorno alla normalità e per questo motivo diventa strategico coinvolgere anche le imprese.
Secondo i risultati della ricerca presentata venerdì, in Italia la pandemia ha spinto la diffusione dei sistemi di identità digitale, che però non sono usati molto spesso a causa di un portafoglio di servizi accessibili ancora limitato.
Un meccanismo di sviluppo è far uscire l’identità digitale dal mondo pubblico e farla diventare il passe-partout per ogni interazione digitale, con una sistematica strategia di coinvolgimento e una chiara proposta di valore per il mondo privato, ha detto Luca Gastaldi, Direttore dell’Osservatorio Digital Identity.
Il tema delle identità digitali non riguarda solo SPID: il 99% degli utenti Internet italiani ha almeno un profilo identificativo per l’accesso online e il 97% possiede almeno un’identità certificata, mentre i sistemi di identità digitale più diffusi sono il social ID (posseduto dal 91%) e l’home banking (87%).
“Fondamentale sarà costruire un’alternativa di identità digitale trasversale più conveniente rispetto ai sistemi proprietari, integrare ai dati basici degli utenti ulteriori attributi che ne facilitino il riconoscimento nell’accesso ai servizi in diversi ambiti, disegnare un’esperienza d’uso inclusiva per tutte le fasce di utenti e lavorare all’interoperabilità con altri sistemi internazionali”, ha aggiunto Gastaldi.