Vale 6 miliardi di euro il mercato italiano dell’Internet of Things, che nel 2020 è in flessione del 3% a causa della pandemia e rallenta la crescita che negli ultimi anni era stata a doppia cifra.
La crisi sanitaria ha però fatto aumentare la consapevolezza degli amministratori sulla smart city e i progetti a essa dedicati, seppure quasi la metà rimane ancora sulla carta.
Sono alcune delle evidenze dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano che ha contato pure 93 milioni di connessioni attive in Italia.
I primi segmenti di mercato sono rappresentati dai contatori intelligenti (1,5 miliardi di euro, pari al 25% del totale), le auto connesse (1,18) e lo smart building (685 milioni di euro).
Il 2020 è stato comunque importante per l’IoT in Italia grazie alla “crescita della cultura digitale delle imprese che ha favorito lo sviluppo di una maggiore consapevolezza dei costi e dei benefici abilitati dalle tecnologie IoT per cittadini, aziende e PA, sia in termini economici che ambientali”, ha commentato Angela Tummino, direttore dell’Osservatorio.
Quanto alle smart city, la principale barriera al loro sviluppo è la mancanza di competenze e di risorse finanziarie che si riflette nella capacità di usare i dati: il 65% dei comuni ha iniziato a raccoglierli, ma solo il 14% li sfrutta condividendoli con altre società pubbliche o private, 1/3 non li usa e il 29% non ha intenzione di farlo nemmeno in futuro.