Il boom dell’esplorazione spaziale ha portato con sé una crescita esponenziale di rifiuti spaziali abbandonati, qualcosa come 160 milioni di frammenti di oggetti artificiali in orbita terrestre, resti di satelliti e razzi dismessi. Che viaggiano nello spazio, a circa 15 chilometri al secondo, e possono causare danni a satelliti e altre infrastrutture importanti per le telecomunicazioni, la navigazione, la gestione dei disastri, la protezione dell’ambiente, l’agricoltura, i servizi finanziari e altro ancora.
Serviceplan Innovation ha dunque ideato l’iniziativa ‘Space Trash Signs’ con lo studio di design Moby Digg, l’artista visivo Frank Gräfe, il sound designer Jürgen Branz e gli artisti CGI di Non Zero.
Insieme hanno disegnato una nuova mappa celeste con costellazioni inedite, come La Bussola Rotta, Il Grande 404, Il Raccolto Perduto formate dai detriti e i cui nomi fanno riferimento ai danni che possono provocare.
Gli Space Trash Signs sono stati identificati con Privateer, società di monitoraggio spaziale co-fondata da Steve Wozniak che raccoglie quotidianamente oltre 800 milioni di dati sugli oggetti in orbita terrestre; l’AI è stata poi utilizzata per trovare schemi visivi per disegnare le costellazioni, facendole corrispondere a zone della terra con cui hanno un impatto: ad esempio, “Il Raccolto Perduto” è stato posizionato sulla foresta pluviale amazzonica, “Il Grande 404” sul Burundi, il paese con il minor numero di utenti internet, “La Bussola Rotta” sul famigerato Triangolo delle Bermuda nell’Atlantico del Nord.
Gli Space Trash Signs vengono poi resi fruibili attraverso esperienze immersive in oltre 700 planetari grazie a partnership e integrati in popolari app di osservazione delle stelle. Inoltre, una campagna digitale mostra alle persone le conseguenze dell’inquinamento spaziale e rimanda al sito web di Space Trash Signs.
L’iniziativa, lanciata con il supporto di aziende e agenzie aerospaziali, scienziati, università, attivisti, musei e media di tutto il mondo, ed è aperta a qualsiasi organizzazione privata o pubblica e ai singoli cittadini. È stata lanciata in vista della sessione dell’United Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (UN COPUOS) in programma a giugno.
“Fin dalla notte dei tempi, l’uomo ha guardato alle stelle per trovare un significato – spiega Alex Schill, Chief Creative Officer di Serviceplan Group -. Space Trash Signs si basa su questo insight universale per sensibilizzare il pubblico sull’inquinamento spaziale, un argomento che ci riguarda da vicino, ma di cui nessuno parla. In qualità di esperti di comunicazione, è nostra responsabilità cambiare le cose”.
“Esistono linee guida concordate a livello internazionale per la pulizia dei detriti spaziali. Tuttavia, nessuno di questi meccanismi è dotato di potere esecutivo”, avverte il Dr. Moriba Jah, Chief Scientist di Privateer.
“Space Trash Signs rende tangibile al pubblico l’enorme problema dei detriti spaziali. È importante per l’ESA riconoscere il ruolo di tali iniziative nell’educare le persone e unirci tutti per un futuro a zero detriti”, aggiunge il Dr. Quentin Verspieren, coordinatore del programma di sicurezza spaziale presso l’Agenzia Spaziale Europea.